Domani si dispone lungo una linea mitico-storica che intende fare di un particolare contesto storico-geografico un exemplum di storia generale.
Muovendo dalla sofferenza per la deprivazione del futuro, ovvero dall’avvertimento della frattura politica e antropologica che fa vivere il presente come assoluto, Abati porta il lettore in una realtà scaraventata nel rimosso, rinunciando a condurlo e obbligandolo a entrare direttamente in mezzo alle cose.
Le date estreme, presenti per quanto sempre dissimulate, sono il 1797 e il 1944, lo spazio, appena riconoscibile, è la bassa Toscana, la vicenda un’epopea corale.
I molti personaggi sono sottoposti a due linee di forza imperniate su due comunità confinanti, al cui interno predominano due diverse famiglie. Altre fratture, più classicamente sociali e politiche, complicano i giochi di alleanze e di conflitto. La lotta per la terra, le trasformazioni del primo Novecento, le guerre, le rivolte risorgimentali ed europee, la Resistenza, le migrazioni, la religione si dipanano intorno ai destini personali multiformi e fermentanti.
Walter Lorenzoni, L'orizzonte della totalità (dall'intervento del 12 dicembre 2013)
Gli eventi personali e familiari vengono ad intrecciarsi con le vicende collettive e l'obiettivo evidente dell'autore è di amalgamare i due piani del corpo stesso della narrazione, provando a ricercare un punto di convergenza tra micro e macrostoria, nel quale il contesto delle circostanze spazialmente e temporalmente determinate diventa l'inveramento della storia generale. Le coordinate storiche degli eventi, però, per una precisa scelta narrativa, non sono esplicitamente dichiarate, anche se risultano oggettivamente fondate. Questo ci fa capire, indirettamente, che dietro al testo c'è una grande ampiezza documentaria, che va dalla consultazione degli archivi parrocchiali, per una più precisa ricostruzione della storia delle due famiglie oggetto del romanzo, all'uso di documenti e lavori storiografici, al fine di meglio padroneggiare argomenti specifici di natura tecnica, all'impiego di fonti orali, attinte prevalentemente dall'ambito familiare, ma bisognose di attenti controlli e di verifiche incrociate.
Se dalla collocazione temporale passiamo a quella spaziale, dobbiamo dire che anche qui le coordinate geografiche, sebbene oggettivamente fondate, non sono esplicitate. I luoghi della narrazione, ricostruiti attraverso la memoria familiare e grazie a sopralluoghi diretti sul posto, si situano sulle colline dell'Albegna, nell'alta Maremma, alle pendici dell'Amiata.
Nel romanzo l'ambiente sociale di riferimento è, senza dubbio, quello delle classi subalterne della campagna, anche se non mancano figure di provenienza urbana o di altra estrazione sociale. Il mondo contadino viene indagato in un'ampia casistica di personaggi che interagiscono tra di loro, dando spesso vita ad imponenti scene d'insieme, una vera e propria epopea corale che prorompe nei momenti della vita collettiva (la festa, il lutto, la ribellione, il lavoro ecc.).
Alla varietà dei personaggi e delle situazioni corrisponde la molteplicità dei registri linguistici: l'epico delle scene corali, il lirico dei momenti di ripiegamento interiore e di manifestazione della forza del vivente, il burocratico, il solenne, il tecnico-professionale e, infine, certamente prevalente, il popolare. Quest'ultimo viene reso ricorrendo ad un toscano sobrio, rigoroso, che non indulge al bozzettismo e la cui intrinseca ricchezza consente un'importante operazione di riemersione linguistica, che riporta a galla espressioni tipiche, modi dire di quel mondo rurale e, soprattutto, nomi di oggetti, di strumenti, di tecniche di lavoro ormai scomparsi, recuperabili, quasi esclusivamente, avvalendosi della memoria orale familiare.
La ricchezza e la complessità del romanzo vengono a disporsi entro una struttura articolata in quattro parti, i cui titoli (La Forza dell'Ira, La Virtù, L'Allegrezza, La Sapienza) vogliono indicare il prevalere, in quella specifica sezione, di un certo stato d'animo o di un particolare contegno morale. Le quattro parti procedono cronologicamente a ritroso, facendo del tempo storico il nucleo fondante della narrazione che ci aiuta anche a comprendere la scelta del tiolo Domani.
Nella quarta di copertina si dice che:
"muovendo dalla sofferenza per la deprivazione del futuro, ovvero dall'avvertimento della frattura politica e antropologica che fa vivere il presente come assoluto, Abati porta il lettore in una realtà scaraventata nel rimosso, rinunciando a condurlo e obbligandolo a entrare direttamente in mezzo alle cose".
Possiamo chiederci il motivo di tale strategia. Perché il lettore deve "entrare direttamente in mezzo alle cose"? La risposta è semplice: per mescolarsi ai protagonisti della storia, per condividerne le sorti, per prendere parte alle loro vicende e divenirne il domani, superando insieme le condizioni di esproprio del futuro in cui sono vissuti fino a questo momento. Ecco la ragione per cui, sul piano narratologico, il punto di vista risulta essere diffuso; parte dal basso e si sposta a seconda degli ambienti e dei personaggi. E' questa la cifra specifica del libro, che ne giustifica, da un lato, la complessità, costituita dall'alternarsi dei punti di vista e dalla mancanza di cesura tra scene diverse e differenti piani temporali, e, dall'altro, la necessità di una lettura attenta, partecipe, animata da spirito di ricerca. Il punto di vista che il lettore può incontrare può essere sia esterno che interno, odierno o coevo, individuale o corale. Il fatto è che, però, non c'è mai adesione completa tra la voce narrante e i personaggi - neanche dal punto di vista sociale e politico - e questo perché l'autore intende mettere in atto una tecnica di spiazzamento del lettore, che lo costringa costantemente ad una presa di posizione morale. L'autore, insieme al lettore, attraverso il suo coinvolgimento, vuole conquistare il massimo di verità storica possibile sul periodo e sugli eventi via via presi in considerazione. La verità, ricercata assieme al lettore, si colloca al livello della totalità: chi legge deve mischiarsi ai personaggi, alla comunità e, pur non identificandosi con essi, ne deve condividere la storia, gli sviluppi e le evoluzioni, le reti di relazione, le dinamiche inconsce, proprio perché è solo grazie a questa condivisione che può divenire il domani, il domani possibile.