Il cellulare
Il cellulare
In una calda giornata di luglio, mentre tutti sono affranti ed irritati, Matteo pensa alle vacanze col suo papà, ai loro giochi e ai suoi consigli, alle abitudini e ai regali.
Il suo ultimo romanzo è La nebbia dentro, Rizzoli 2007.
INCIPIT
La voce arrochita di Fulvio scuote Matteo dai suoi pensieri galoppanti. Tutta questa gente, tutti questi parenti arrivati da lontano, tutti i compagni di scuola con i loro genitori. Tutti qui a sudare sotto il sole di luglio, che a Torino alle tre di un pomeriggio di luglio il caldo è come in Africa, in questi ultimi anni di clima tropicale. Questo lo dice spesso papà, pensa Matteo, e papà è uno che sa tante cose, che ha sempre una risposta per ogni dubbio. Diventeremo africani, sostiene papà, andremo in giro come in un film di Tarzan, mezzi nudi e pronti a scappare dai leoni.
La gente è tanta, boccheggia e si fa aria con ventagli improvvisati, qualcuno lascia libere le lacrime mentre abbraccia la mamma. La mamma non piange. O forse sì, ma anche la mamma è furba, ha indossato quei grossi occhiali neri che papà le ha regalato l’anno scorso in Spagna. Matteo ripercorre le tappe di quel viaggio d’agosto mentre qualcuno dei presenti si avvicina anche a lui e a Fulvio con gli occhi gonfi di tristezza. A Fulvio stringono la mano, a lui scompigliano i capelli o strizzano le guance pienotte, gli dicono «fatti coraggio, piccolo» e gli lasciano addosso una spiacevole sensazione di umidità appiccicosa, da cui cerca ogni volta di liberarsi con il fazzoletto già piuttosto stropicciato. Un’impresa ardua, con tutte queste persone che gironzolano qui intorno alla chiesa e che a turno si avvicinano a spalmargli il sudore addosso.
Matteo pensa che con questo caldo papà di solito si arrampica sul camper e porta loro tre in montagna, al fresco. In Val di Susa, a Bardonecchia, o in Valle Argentera, a cercare un angolo di silenzio. Chissà se prende, il cellulare, in Valle Argentera.
Quando ripone il fazzoletto dopo l’ennesimo bacio colloso, Matteo si accerta di averlo, lì nella tasca dei pantaloni, al sicuro. È caldo e appiccicoso anche lui, pensa accarezzandone il profilo, stasera lo pulirà per bene con lo straccetto appena spruzzato di alcool, come gli ha insegnato papà.
Il cellulare di papà è rimasto a casa, sulla scrivania accanto al computer. Anche quando non riusciva più a camminare, nelle ultime settimane, papà badava che il suo cellulare fosse sempre a portata di mano, perché i suoi amici e i compagni di lavoro lo chiamavano spesso e lui aveva sempre tanta voglia di parlare con tutti.