Alessandro Puglia, L'ombrellone

01-04-2008
Modulazioni montaliane, di Francesco Ignazio Pontorno      
 
Montaliana nel titolo (“Occasioni”), la collana della Manni in cui viene pubblicato, com’è montaliana la traccia poetica alla prima lettura dell’Ombrellone, il libro d’esordio del giovane e interessante Alessandro Puglia.
Puglia – osserva il prefatore Umberto Piersanti – pur essendo catanese, non guarda alla maniera barocca propria della recente poesia siciliana, tuttavia non tenta neanche ribaltamenti geografici, lontano com’è dalla linea milanese-padana. Ricerca infatti un dettato dal lessico piano, un’aggettivazione non insistente né preziosa, distante quindi dal modello Montale, che sembra invece ricordare Saba, dando così luogo a una sintesi informata e intrepida che ci piace chiamare “montalismo coraggioso”, per il rischio a cui si espone Puglia nel rileggere Montale attraverso una pratica stilistica che esibisce la semplicità. Giova pure ricordare (dalla quarta di copertina) le parole di Angelo Scandurra: dell’oggetto-metafora ombrellone, Scandurra  chiarisce “non delimita spazi, piuttosto allarga orizzonti”; aggiungendo dalle limpide liriche (Puglia vuol essere indubitabilmente un lirico) emerge una “voce complice” (esplicata in un “tu” e un “noi” che direi anch’essi molto montaliani) in “modulazioni” che “conservano levità di sogni”. Puglia riesce quindi in un esercizio già poetico e maturo di raffinata trasparenza, sorprendente per la sua età (è nato nel 1985), che fa venire in mente le indicazioni – tanto per restare nei raggiri di Montale – che T.S. Eliot forniva con il celebre saggio sul talento individuale e la tradizione:  perché i  versi di Puglia non dimenticano il passato, non vogliono seguire mode esteriori, ma sperimentano con sincerità, rapida purezza – e certa controllata tenerezza priva di candore – un modo ancora nuovo di fare poesia oggi.