Andrea Di Consoli, Marisdea

19-12-2008

Non per nostalgia, di Nunzio Festa

Un particolare cammeo. Andrea Di Consoli, con il piccolissimo Marisdea, decide di dare alle stampe un breve testo che gli serve in due modi diversi. Innanzitutto, il racconto aiuta Di Consoli a liberarsi o a muoversi verso la liberazione di un passato che vuole in un certo modo mettere sotto il terreno; in seconda istanza, pare, lo scrittore Andrea Di Consoli con quest’opera si firma in diversi sensi ‘autore fatto’. Occorre, però, spiegare quest’ultima giustificazione. Di Consoli scrive del suo passato allo stessa maniera nella quale lo fa un qualsiasi altro autore affermato, cioè un autore che ‘lasciando’ il Sud diventa firma nota e letta. Con un breve e scorrevolissimo racconto autobiografico, Di Consoli dice delle sue estati di giovinezza a Maratea, ovvero a Marisdea, quando per vivere faceva il cameriere e ha fatto il portiere di notte. In altri spazi s’è parlato d’amarcod. Si tratta, invece, di ricordo puro. Col segno incontrollabile degli incontri, e di varia natura. Andrea Di Consoli in quella Maratea ha visto passare personaggi famosi e conosciuto eccentrici altri soggetti. Da nobili a cuochi. Fino a un amore del fondo del mare. In più parti del testo, l’autore, fa capire che non vuole nostalgia. Forse, lo scrittore pizzicato dall’attento Tramutoli a non citare il lucano Cappelli fra le penne che avevano già segnalato Maratea e lo stesso che oggi teme – non in senso ovviamente di sfida – altri autori meridionali. Di Consoli è scrittore maturo e conosce tra l’altro bene le doti altrui. Ma si stacca dal presente, e arriva a riconoscere semplicemente quei pezzi di Novecento letterario che lo soddisfano in tutti i sensi. L’opera, che a tanti comprensibilmente potrebbe dire poco e a volte nulla, con gentilezza si fa leggere.