Il distacco della quotidianità, di Giuliano Ladolfi
Duplice è la disposizione stilistica di Angelo Lamberti in questa pubblicazione. Accanto alla modalità riflessiva che si avventura nell’intimo dei grandi quesiti esistenziali («Tende le mani in avanti come ad opporre / un argine al disamore; poi appanna col fiato / il vetro della finestra e sgirigora: homo humus»), egli si avventura nella quotidianità descritta con apparente distacco e sobrietà: «Sono marito e moglie / e programmano concetti / in una bottega di giardineria virtuale». In realtà, l’ “instabilità” del teatro sta in una sottile ironia con cui il poeta si distacca dal contenuto ed agevola la prospettiva che la verità si trovi nascosta altrove: «per quanto sia stata discussa / la questione è sinceramente chiara / ma a loro uomini di parole / piace l’insieme d’ostinata armonia / dove il dire permette di mentire». Ne deriva un gioco degli specchi, in cui l’immagine altro non è che un rimando all’infinito: «ad illusione di prodigio / finge le mani in preghiera / e con scaltro prestigio lo sposta / dall’una all’altra».