Antonio Prete, Un anno a Soyumba

01-07-2008

Nell'isola che non c'è, di Valeria Nicoletti

La collana Chicchi, novità della casa editrice salentina Manni, ambienta la sua quarta pubblicazione a Soyumba, capitale dell’isola di Koryambi, a nord del Tropico del Capricorno. Antonio Prete, antropologo di Copertino, racconta il suo viaggio nell’isola riaprendo i taccuini scritti nelle sere piovose, a lume di candela nelle capanne di pietra o alla luce fioca delle lampade nelle baracche di legno, riportando le sue osservazioni di studioso ma anche le annotazioni di un uomo occidentale al cospetto di un’etnia diversa, dalla pelle d’ambra e dai pensieri puliti.
Coordinata meticolosamente, “a sud della linea equatoriale, tra il ventiduesimo parallelo e il Tropico del Capricorno”, distante “dalla costa occidentale dell’Africa circa cento leghe”, Koryambi ha tuttavia il profumo onirico e ingenuo di un’isola che non c’è, dove i cani da guardia fanno le feste agli sconosciuti, il linguaggio è il dono prezioso che lo straniero porta al suo ospite e le guerre scoppiano per impossessarsi degli anziani del villaggio, unici custodi dei racconti del passato.
Tribù di ingannatori di pesci e cantastorie, il popolo dei Soyumba è armonizzato alle leggi del tempo: i secoli si limitano a lambire le coste dell’isola e la morte è solo un viaggio dal mondo visibile a quello invisibile, perché “ciò che è passato perdura, trasformato in energia dell’universo”.
Al breve ma preciso excursus antropologico, dove Prete racconta di riti animisti, descrive la costruzione delle case e si stupisce di fronte alla complessità e al fascino dell’idioma dei Soyumba, seguono una raccolta di detti e proverbi indigeni e un dettagliato dizionario mitologico. Qui l’antropologo la fa da padrone ma, a conclusione del suo racconto, l’autore mette da parte lo studioso e ridiventa viaggiatore, tradendo il desiderio di un ritorno all’isola di Soyumba, dove “tutto scorre via da te, tranne il ricordo”.