Il bene e il male oltre le convenzioni, di Lucia Chianura
Il cattivo soggetto edito dalla casa editrice Manni. A presentarlo, nella libreria Feltrinelli di Bari gli autori Carla Cavalluzzi, Domenico Starnone e Sergio Rubini, in un incontro moderato da Pasquale Voza, ordinario di Letteratura italiana nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Bari.
Rubini ha coinvolto il pubblico presente con la lettura di alcuni stralci. Il testo attraversa la calda Murgia, traccia profili delineati, suggerisce con immediatezza le immagini che, seppur libere, o meglio, affidate all'interpretazione del lettore, sono abbastanza definite dalla cura dei dettagli. Fughe ed incontri si alternano innestando continuo stupore in un percorso accidentato intento ad analizzare i frastagliati limiti tra il bene e il male, al di sopra delle convenzioni. Starnone ha commentato il soggetto cinematografico come un testo in movimento – “vi sono invenzioni che continuano, altre che si perdono, ad un certo punto la scrittura è pronta a scomparire dietro le immagini”.
“Il testo, nato da un soggetto cinematografico che sarebbe potuto diventare un film” – ha continuato la sceneggiatrice Carla Cavalluzzi – “parte da un paradosso. Un prete, Don Lucio, nichilista, che ha perso la fede e che dovrebbe essere il pastore, colui che indica la via a chi si smarrisce, viene graziato da un criminale, irresistibile farabutto, che invece riesce a dare continuamente senso alla sua vita e a quella degli altri. Al suo fianco, tra ripetute turbolenze, recupererà quel senso perduto, sentendosi utile. L’elemento ironico che accompagna il testo gli conferisce leggerezza e consente di parlare in maniera divertente di argomenti esistenziali. La figura di Odette, un personaggio carico di energia vitale rende possibile la coniugazione tra il prete, e il bandito, Mimì Festa, votato al male, seppure terreno e non assoluto.”
Per Voza può definirsi “un romanzo anomalo” e già nella prefazione specifica che un soggetto cinematografico non è in cerca di lettori – “Questo soggetto rappresenta il cinema più economico e tecnologicamente avanzato perché si sviluppa nel segretissimo schermo della testa. Si guarda scrittura e si vedono mondi, è scritto nel testo. Si può pensare a La sceneggiatura comestrutturache vuol essere un'altrastruttura, saggio del 1965 di Pierpaolo Pasolini, percapire che tutte le sceneggiature hanno un momento in cui sono tecniche autonome. L’analisi di una sceneggiatura non potrà mai essere affrontata dalla critica letteraria o cinematografica tradizionale. L’autore, in questo caso fa richiesta di una collaborazione particolare al lettore, di dare alla scrittura una integrazione visiva, una compiutezza che il testo non ha, ma a cui allude. Il carattere ibrido del libro non costituisce un limite ma bensì proprio la forza e il fascino del testo stesso”.
L’appuntamento si ripeterà questa sera, alle 18,30 presso il Foyer del Politeama Greco di Lecce, coordinato da Carlo D’Amicis.