Cetta Petrollo, Il salto della corda

01-03-2011

Nel posto adatto, di Elio Grasso

Le stagioni – racconto di una poetessa che sa passeggiare, dentro le vie della sua città (Roma) e dentro la sua prosa, entrambe rischiarate da questioni necessarie. Cammini condivisi, questioni che assomigliano a destini, dai Lungoteveri al Ghetto, un battezzare la scrittura alla luce di un diario semi-avventuroso. Che si sa, quando si interviene sulla realtà tenendo la penna in mano, non è difficile perdersi in una specie di fisicità ottusa. Ma nelle pagine di Cetta Petrollo questo non accade, forse perché tutte le cose sembrano sistemarsi per bene in un posto adatto, reso facilmente raggiungibile da passi leggeri e sguardo disincantato. Un ragionare sul significato dei giorni che contengono ricordi molto “ricordati”, vale a dire ricchi di odori e cassetti da cui schizzano fuori persone, incontri, case, piante (soprattutto le piante) quasi in technicolor. Cura psichica per chi sa ancora bene come modellarsi sul passato, credendo alla necessità di salvare quella particolare bellezza del corpo quando gli anni avanzano ma non troppo. Stessa cosa per i racconti che si snodano in questo libro: dimostrano i propri anni, anche le piccole rughe d’espressione, ma sanno bene come renderci partecipi di una bellezza e di un transito glorioso. Cetta Petrollo qui conferma che non esiste l’eternità, ma che curando i frammenti millimetrici della vita di rende unica e perfetta persino una visita dal dottore. Ogni volta è la presentazione di esistenze che s’intersecano per conoscersi, e incrociare qualche piccola felicità sugli aridi tempi che circondano il centro città e le periferie. Si guarda con commozione alla svolta che fa generare un figlio, o resistere alla malattia, o riprendersi dopo un periodo d’arido sentire. Ogni stagione comprende le successive e le precedenti, in un ricco glossario, e non c’è un vero distacco fra i diversi capitoli. Dal fare le tagliatelle in casa al riconquistare i gesti quotidiani dopo un lutto, tutti noi giriamo in tondo intorno all’essere maschi e femmine. La disinvoltura lirica proprio dove batte la prosa. Una gran bell’idea realizzata, con arti e sensi ben forgiati, nel Salto della corda.