Claudio Menni, Gardo Mongardo

02-09-2007

Un uomo in fuga, di Michele Trecca

Ci sono anime perse, alla deriva di storie impossibili, il cuore sballottolato di qua e di là, un giorno dopo l’altro, senza soluzione di continuità. Gardo Mongardo (protagonista dell’omonimo romanzo di Claudio Menni) – uno così. Per stizza (o per amore) un giorno a Bologna butta al vento un panetto da ottantamila euro di “roba” buona che la sua ex gli sventolava sotto il naso come il marchio di qualità del nuovo compagno. Gardo, quindi, è costretto a scappare per evitare ritorsioni. Gira per il mondo: Sudamerica, New York, Las Vegas, Costa Azzurra. Finisce a Cannes, fra “nani e ballerine” del “rutilante” mondo del cinema. Dovunque vada, però, Gardo si porta appresso come un’ombra quel certo romanticismo bukowskiano, carnale e sbevazzone, sempre sopra le righe che fa di lui un perdente, ma vitale, avventuroso e ironico. Un po’ di maniera, però.
Gardo Mongardo è il secondo titolo (il primo è stato l’antologia Mordi & Fuggi, sedici racconti per evadere dalla taranta) della nuova collana “Punto G” con la quale l’editore leccese Manni intende valorizzare scritture nuove, coraggiose e di ricerca (in continuità con quella tradizione che lo vede da sempre “fiancheggiatore” delle avanguardie storiche del Gruppo ’63). Claudio Menni (quarantacinquenne di Ravenna) è stato manovale, bagnino, insegnante di nuoto, netturbino, bracciante agricolo e tante altre cose: ora è agente di commercio. In passato ha pubblicato due libri con le edizioni Moby Dick.