Dale Zaccaria, Non per l'amore a dire

02-03-2007
Una poesia sospesa «fra ironia e sogno...», di  Laura Proietti Tuzia

Nel luglio 2006 è stata pubblicata dalla casa editrice Manni Non per l’amore a dire, la seconda raccolta poetica di Dale Zaccaria dopo Di ridicola bellezza (Sovera, 2004).
Il senso di questo libro risiede nella ricerca ostinata di una parola che sia, soprattutto, autentica: la negazione presente nel titolo vuole manifestare il rifiuto di un amore che si nutre di falsità, di parole finte e superficiali, ed è una traccia che guida il lettore attraverso ogni pagina del testo.
Il dato narrativo e le tematiche presenti in queste poesie prendono vita ora attraverso una parola alta, ora attraverso un linguaggio fortemente legato alla corporeità. Tale alternanza lascia emergere immagini ora sognanti e delicate, ora forti e crude. In ogni caso, ciò che più colpisce in questi versi è l’alto valore poetico e musicale delle immagini che Dale Zaccaria riesce a “disegnare”, attraverso un utilizzo del linguaggio che prende in considerazione, forse non sempre in maniera conscia, non solo il senso ma anche il suono di ogni singola parola.
Giorgio Bárberi Squarotti – critico militante e ordinario di Letteratura Italiana all’Università di Torino – è riuscito a dare, in poche righe, una definizione che risulta preziosa per comprendere il senso di questa poesia «un poco astratta e sospesa, fra ironia e sogno, gioco e invenzione improvvisa e stupita». Lo stesso Squarotti ha voluto rimarcare la particolare originalità di alcune sezioni del testo, dote certo ammirevole ma soprattutto sempre più rara da incontrare in letteratura.
Il “grazie” che il critico pone in conclusione della sua breve nota sta a testimoniare infine come la poesia, quando rifugge l’artificio e la superficialità, sia uno dei doni più preziosi.