Fabrizio De Longis, L'apartheid dimenticato

11-05-2013

Il Burundi visto da De Longis, di Giuseppe Valle

Un viaggio in Burundi nato quasi per caso nel 2006 quello di Fabrizio De Longis (giornalista, addetto stampa del Comune di Chiavari), in simbiosi con Telepace e la diocesi di Chiavari che oggi ha fra i suoi sacerdoti don Banaventure e don Gratian. Un reportage che è diventato un libri: “L’apartheid dimenticata” democrazia del machete in Burundi, edizione Manni, con prefazione di Domenico Quirico, il giornalista di guerra della Stampa di Torino, attualmente sequestrato in Siria. Paolo Bonini, Roberto Levaggi e Getto Viarengo hanno presentato questo resoconto di viaggio come l’occasione per approfondire molti temi di grande attualità ovunque: la democrazia, i modelli economici e finanziari, le pari opportunità, la cultura negata per tenere nell’ignoranza possibili oppositori, la sanità o la malattia come strumento di dominio, la colonizzazione, la schiavitù, la corruzione e il clientelismo eletti a metodo di gestione del potere. In piccolo (9 milioni e mezzo di abitanti, su una superficie di 27.800 Kmq) il Burundi rispecchia moltissimi mali dell’Africa ma che spesso sono frutto di una colonizzazione effettuata con metodi di rapina da gente senza scrupoli, fra cui anche qualche chiavarese del XVII secolo o inglesi di fine Ottocento, come il famoso Hanbury della nota e splendida villa di Ventimiglia. Le lotte fra etnie Hutu e Tutsi ricordano le sanguinose guerre civili europee e non ci devono meravigliare, ma spingere a soluzioni per noi e per tutti, come ha fatto la Chiesa che costituisce un baluardo contro l’ignoranza, la povertà soprattutto spirituale. Una Chiesa che con le sue scuole, i dispensari, ma soprattutto figure eroiche come il Vescovo Bernard e tanti parroci che hanno pagato con la vita l’essersi schierati a fianco dei più deboli.