Due carabinieri per un giallo avvincente, di Maria Paola Porcelli
Occhio ai nomi che bofonchiate di notte nel sonno. Soprattutto se tra le pareti di una stanza di ospedale e se è il partner che ha vegliato amabilmente tutta la notte sul vostro decorso post operatorio a trovarsi ad ascoltare inattese confessioni. Dalle quali può nascere una crisi coniugale, oppure un romanzo. Magari un bellissimo romanzo lungo il cui corso a volte si può veder emergere il giallo che s'increspa sino al poliziesco; a volte, allo sfiorare degli argini del verosimile, la denuncia civile; a volte, ancora, il corpo della sceneggiatura di un film.
Questo e non solo questo è “Mezzanotte nell'uliveto” ( € 18), duecentoventitré pagine che non riuscirete a mollare. Duecentoventitré pagine che sono più romanzi cuciti assieme, e forse anche la sceneggiatura di un film. Ma anche il racconto di insolite declinazioni d'amore, il cui mistero infine seduce persino partners insospettiti, spiegate attraverso un registro narrativo efficacissimo che fa conoscere un talento.
Quello del salentino Fernando Sicuro, tenente colonnello dei Carabinieri a Lecce (no, non è la trama del romanzo, è la descrizione di questo giovane autore) la cui prima prova narrativa è anche la prova provata - per chi ancora di prove avesse bisogno - di quanto le grandi operazioni di marketing editoriale di altrettanto grandi case editrici ben poco abbiano a che fare col cuore pulsante del mondo degli autori che varrebbe la pena conoscere. La casa editrice salentina Manni offre questa possibilità. Che ci sembra almeno da non perdere.
Il cinquantaduenne colonnello dei Carabinieri Luigi Romano- e questa sì, è la trama-, una carriera esemplare, un matrimonio ed una famiglia felice, appena operato per un blastoma, racconta il suo risveglio dalla sua stanza dell'ospedale San Raffaele di Milano. Non è reticente alle domande della sua Silvana che tra spasmi e convulsioni l'ha ascoltato nella notte pronunciare il nome di Laura, una di quelle presenze che ci segnano e che il tempo trasforma in angeli il cui profilo svanisce come un battito d'ali. Luigi è un fiume in piena e da quella stanza, tra ingorghi di tubicini di flebo ed autostrade di ricordi, spiega alla sua famiglia quella sua storia.
La narrazione privilegia ambientazioni pugliesi e si compie con un meccanismo efficacissimo di correnti alternate che alimentano più set e più riflettori: ora la stanza della San Raffaele in cui nasce la voglia ed il bisogno di Luigi di raccontare la sua vita in un tempo finalmente dedicato; ora la campagna foggiana, pattugliamenti ed appostamenti nelle piantagioni di ulivi, danneggiati per fini estorsivi, di proprietà di un ricco proprietario di aziende agricole da trasformare in resort (ed è il segmento dedicato all'inchiesta, che vede coinvolte la Sacra Corona Unita, le Procure di Bari e Potenza, procuratori aggiunti che scambiano sentenze con terreni contesi, il Comando Regionale dei Carabinieri, amici di politici e politici di amici carabinieri).
E per ciascuna di queste trame nelle trame (la storia familiare e di Laura, quella professionale, il filone dell'inchiesta) c'è un linguaggio appropriato ed efficace. Che incalza.
Sul tema della Provvidenza, secondo Laura. Sgranocchiando frollini “Atene”, quelli con i buchi, come madeleine proustiane alla ricerca di tempi perduti. Una moglie accanto capace di illuminare paradisi in caserme dalle luci spente. Con cui riuscire a riaddormentarsi persino nel breve spazio che concede un letto della neurochirurgia ed un grosso equivoco.