Sgomberiamo subito dal campo la questione Buzzati per parlare dei racconti di Francesco Rocca. È vero che Rocca è stato incoraggiato a scrivere da Buzzati, ed è vero che il suo mondo, onirico e spesso surreale, può sembrare buzzatiano, ma la differenza essenziale sta nell’esplicito afflato religioso che permea i racconti di Rocca e che offre la chiave degli enigmi che in Buzzati restano tali. Insomma, così come Buzzati ha dovuto sobbarcarsi il fardello dell’affinità con Kafka, non vorremmo che - con le debite proporzioni - qualcosa di simile accadesse fra Rocca e Buzzati. Borges ha definitivamente spezzato il cerchio Kafka-Buzzati osservando che in Kafka l’uomo è disperatamente e individualisticamente solo, mentre in Buzzati sussiste una dimensione sociale; quanto a Buzzati-Rocca, abbiamo detto che il discrimine è religioso.
Stiamo parlando dell’Impero del mondo, di Francesco Rocca (Manni, San Cesario di Lecce 2008, pp. 176, euro 17), ventinove racconti (ma l’ultimo comprende dieci storie brevi) che Ferdinando Jacopini, presidente della Fondazione Emit-Feltrinelli, ha convinto l’autore a trarre dai cassetti, stilando un’amichevole presentazione, bilanciata dalla postfazione di Mario Palmaro.
Francesco Rocca è conosciuto come il sindaco che per dieci anni resse l’amministrazione di Seveso durante la drammatica vicenda della diossina sprigionata dall’Icmesa di Meda, e ne ha raccontato la storia nel volume I giorni della diossina . Nel 1996 aveva pubblicato la silloge poetica In altissimo cielo.
La sorprendente tenuta letteraria di questi racconti (sorprendente trattandosi di un quasi esordiente) è una piacevole e rasserenante scoperta, benché il protagonista che percorre le pagine di Rocca sia nientemeno che il Diavolo. Sì, proprio il Diavolo, Satana, l’Avversario, il biblico imperatore del mondo. Il Diavolo che invidia perfino la felicità dei rapporti coniugali, che tesse le sue trame per costringere gli uomini alla disperazione.
Questo tema principale è sviluppato soprattutto nei racconti L’essenziale dei puri di cuore, in cui il Maligno tenta di indurre Magdala all’aborto; Hai bisogno del pane quotidiano, dove Asmodeo giunge a uccidere il drogato sua vittima; Al servizio di Mammona, che denuncia la consorteria finanziaria internazionale al servizio del dio denaro «che fa ottenere tutto ciò che si vuole nella vita: possedere, godere, potere». Al vertice, il racconto eponimo che spiega un tentativo di istaurare L’impero del mondo attraverso la sistematica manipolazione del consenso delle folle, da ottenere con il controllo informatico dell’informazione.
Rocca sa manovrare abilmente le leve della fantascienza quando descrive le procedure che certi scienziati hanno messo a punto per risucchiare l’energia umana, oppure il gigantesco laboratorio di Whilly River in cui si provvede ad omologare il pensiero umano. Ma il libro contiene anche toccanti pagine di diario esplicito o trasposto (Il mistero di Parigi; Una serata in amicizia), nonché effusioni di sincera religiosità (Pontificale in Sant’Ambrogio; Una messa a Pechino; La preghiera; Santo Natale 1977). Particolarmente affascinante e 'cattolica' l’intensità con cui l’autore sa descrivere l’attrazione fra uomo e donna, e il travolgente pudore dell’amore coniugale. Esemplare, in tal senso, il breve racconto La casa, in cui viene immaginato e allestito l’appartamento della coppia, che il futuro marito già contempla gioioso come regno della futura moglie, in cui entrambi avrebbero condiviso e costruito la propria vita.
Sì, queste storie, spesso ambientate nel paesaggio urbano milanese, hanno come protagonista il Diavolo, titolare dell’Impero del mondo: ma Francesco Rocca non dimentica mai che appartiene a un Altro la vittoria sul mondo.