Gialli d’Oriente

19-12-2012

Delitti, ladri e assassini da mille e una notte, di Valeria Palumbo

Avevo, lo ammetto, dormito sonni tranquilli. Non che le storie narrate ne Le mille e una notte siano rassicuranti. Anzi. Né il prologo, la storia del feroce sultano Shahriyar che uccide tutte le sue mogli finché non viene domato dall’arte del racconto di Shahrazad, lascia tranquilli. È che non immaginavo che quella fosse solo una faccia della medaglia. E cioè che in epoca abbasside (fra il 750 e il 1258) a scrivere storie di delitti, ladri e assassini fossero pure i rappresentanti delle élites. E se nelle storie de Le mille e una notte a spuntarla sono quasi sempre simpatici malfattori, nelle parabole noir trasmesse prima a voce e poi per iscritto dai potenti, sono califfi e prefetti di polizia a far la parte dei vincenti. Non tanto perché giustizia trionfi (i castighi sono spesso atroci), ma perché si confermi la legittimità del loro potere. Raccolta originale e inattesa, dunque, questa di Manni, che fra l’altro nasce anche per i coraggiosi studenti della bellissima lingua araba. Li si invidia parecchio, scorrendo il testo a fronte in originale.