"La poesia mi morde l'anima", di Alberto Cappi
Nato a Mantova nel 1961 Giancarlo Sissa vive a Bologna dove è educatore, francesista, traduttore. Soprattutto è poeta e suoi versi hanno rigato le pagine mantovane de “La Corte”. Oggi la sua pare un’attività a 360° e per non smentirla giunge una raccolta di prose in Manni Editori, Il bambino perfetto. La annota, amorevolmente, Antonio Prete. Il testo di Sissa prosa non è, e nemmeno prosa poetica. È piuttosto una scrittura animata dove le figure della poesia possono giocare senza essere costrette in gabbie retoriche. La tenerezza metaforica traccia il cammino in un universo di immagini indeterminato dove unico punto radicato è la parola: “Ogni cosa fu la farfalla di un giorno”. È quanto abbandona l’inquietezza per allearsi a un senso in cui l’indecidibilità ha importanza. Da lei si avvia la musica dell’espressione. La narrazione è sempre spostata perché non vuole raggiungere il proprio fulcro ma rimandarlo lungo un percorso in cui neve e acqua sono simboli-ponte: “Ora nel sonno ti lasci saziare dalla neve”. Proprio nel capitolo Il bambino perfetto il crescendo del pensiero avvicina l’incontro con la corporalità. Lì passa sì il vivere ma il suo idioma è quello del costante esilio e la corda è pizzicata da memorie stranianti: “Gli anni sono una lunga lingua d’esilio”. C’è il tremito che risale tra i segni e li attiva: la voce dell’infanzia. Sarà per tanto che possiamo azzardare, assimilare il bambino perfetto al poeta, alla poesia nella quale lo spazio del discorso è più vicino al mistero che alla vita. Siamo, con l’autore, accanto a una testualità intensa, ricca d’interiorità, fitta di desideri, ferite, perdite, orchestrata da fonalità e rispondenza di significato. Nel tessuto si intrecciano speranze, dolori, ritmi desolati, compiacenze, invenzioni d’atmosfera. E la novità dell’aura è forse il maggior pregio: “La poesia mi morde l’anima”.