L'ironia di Giancarlo Tramutoli, di Roberto Carnero
«Chi tace / al call center / viene licenziato». È una delle poesie di Giancarlo Tramutoli, potentino, classe 1956, che già conoscevamo come romanziere per un testo pubblicato nel 2001 da Fernandel, dal titolo La vasca da bagno. Era un romanzo stralunato e un po’ surreale, tonalità ce troviamo anche in questa raccolta di versi (Tramutoli aveva esordito in poesia nel 1988 con un volume intitolato Lapsus, caratterizzato da spiriti ironici e sarcastici, che ebbe un certo successo mediatico soprattutto per la sua carica di provocazione). Le situazioni della vita quotidiana, professionale (l’autore lavora in banca nella sua città natale) e culturale (gli scrittori, i giornalisti, le pagine dei giornali…), offrono lo spunto per queste poesie concepite soprattutto come divertimento: «Ai Canti del caos / di Antonio Moresco / sempre preferisco / un poema cavalleresco». Ma dall’ironia il poeta non risparmia neanche se stesso: «Quest’anno ho scritto / solo sette poesie / (e con questa sono otto). / Cosa vuol dire? / Che di scrivere versi / mi sono rotto».
Peccato, perché ci stavamo proprio divertendo…