La poetica dellì'ironia, di Felice Piemontese
Scrittore felicemente atipico, e dunque spesso sottovalutato, Giuseppe Cassieri – scomparso a Roma all’età di 82 anni – è stato un caro amico di chi scrive questa nota. Ma non credo sia l’amicizia a farmi dire - con Barberi Squarotti - che Cassieri è stato uno scrittore «assolutamente indispensabile, esemplare» e che nessuno, come lui,ha cercato di fare un ritratto quanto più possibile completo dell’Italia (e degli italiani) in un momento cruciale della storia recente: quello che ha segnato il passaggio da un Paese povero e arretrato, da poco uscito dalla tragica avventura fascista, al boom degli anni .60, con tutto quello che ha comportato, nell.immediato e nei decenni successivi. Fino al completarsi di quella mutazione antropologica denunciata da Pasolini, e da Cassieri raccontata mentre avveniva, con straordinaria ricchezza d’invenzioni e di situazione narrative.
Nato nel 1926 a Rodi Garganico, laureato a Firenze, Cassieri ha quasi sempre vissuto a Roma, con intervalli più o meno lunghi a Gaeta.Ha scritto per i giornali e lavorato per la Rai, e ha curato una preziosa antologia della rivista «La Ronda». È autore anche di testi teatrali, ma si è dedicato soprattutto alla narrativa, scrivendo numerosissimi romanzi. Il suo esordio avviene negli anni .50, in clima pienamente neo-realista, e della poetica neorealistica Cassieri è certamente debitore, con le opere pubblicate fino all’inizio del decennio successivo. Già lontanissimo da quel clima è peraltro un romanzo tra i suoi più felici: La cocuzza (1960), incentrato tutto sul problema dell’incipiente calvizie del protagonista, con sviluppi comico-grotteschi che da quel momento saranno la cifra di riconoscimento di Cassieri. Prenderàdi mira,successivamente, la burocrazia militare, la scuola, i rapporti di coppia, le comunicazioni di massa, la psicoanalisi, la radio, la mitologia delle vacanze,i fanatismi religiosi, l’erotismo, con romanzi come Il calcinaccio (’62), Andare a Liverpool (’68), Offerta speciale (’70), Le caste pareti (.73), L’uomo in cuffia (’75), il Diario di un convertito (’86).
Non manca qualche concessione al linguaggio neo-avanguardista, ma la fisionomia di Cassieri si precisa sempre più come quella di uno scrittore i cui estri satirici e grotteschi ne fanno quasi un unicum nel panorama letterario italiano. A riguardarla retrospettivamente la sua opera può apparire come una sorta di flaubertiana messa in berlina della bêtise contemporanea.
Tutto questo è stato possibile grazie alla capacità, da parte di Cassieri, di appropriarsi di linguaggi e modi di pensare, fino a delineare un genere narrativo del tutto personale.
Continuando instancabilmente a prendere di mira luoghi comuni e convenzioni, anche con i testi più recenti, come Esame di coscienza di un candidato (1993) o Homo Felix (2002). Graffianti e anticonformisti anche i testi saggistici raccolti in Kulturmarket (1977 e 1999) e in Letture di traverso (1985). L’ultimo libro di Cassieri, Poetica di un infelice, pubblicato da Manni solo pochi giorni fa,testimonia di una sorprendente vitalità, di una passione letteraria tuttora intatta.