Poetica di un infelice

Poetica di un infelice

copertina
anno
2008
Collana
Categoria
pagine
136
isbn
978-88-6266-007-5
13,30 €
Titolo
Poetica di un infelice
Prezzo
14,00 €
ISBN
978-88-6266-007-5
Al picco di un lungo percorso narrativo e speculativo, Giuseppe Cassieri ci presenta in questo romanzo-saggio una figura inconsueta, drammatica e dolorosamente “bizzarra”.
Storia di una patologia semiocculta, emarginazione intellettuale, amore inibito… profilo comunque labile, scrive l’autore, inseguendo “un personaggio lampo e tuono che sfugge a se stesso”.
Giuseppe Cassieri è nato a Rodi Garganico nel 1926, vive e opera a Roma. Si è laureato in Filosofia morale all’Università di Firenze. Narratore e saggista, ha esordito nel 1951 con il romanzo Aria cupa. Con Manni ha pubblicato il romanzo La strada di ritorno (2005) e i racconti Scommesse (2006).

INCIPIT
 

Mi accorgo di quel magro individuo una mattina di febbraio in via Montecristo. Avviluppato nella mantella arancione, calzoni stinti e sciarpa al collo, indugiava sulla lastra marmorea che ricorda Ennio Flaiano. È questo, infatti, il luogo vissuto dallo scrittore abruzzese tra il 1953 e il 1972, e il IV Municipio aveva inteso ricordarlo. “Con i piedi fortemente poggiati sulle nuvole” è la frase stralciata dal Diario degli errori e offerta al volenteroso passante.
Mi trovavo in macchina, bloccato dal traffico e sulle spine per il ritardo che si accumulava a causa di un tamponamento a catena in viale Adriatico. Il tamponamento, e relativo accompagno di clacson, era dovuto – ci informava il vigile – a una frenata ridicola, jellosa. Nessun danno serio, per fortuna, alle persone. Un gatto nero sbucato da un pozzetto del marciapiede stava per tagliare la strada e il conducente dell’Audi si era ben guardato dal proseguire a sangue freddo. Rifugiandosi nel rispetto che si deve a una creatura animale, riteneva di aver agito con spirito civile, pur consapevole dello scompiglio in atto. Il movente era però diverso, confermato più tardi dai tecnici, dalle compagnie di assicurazione e dall’imbarazzo dello stesso protagonista. In breve, l’uomo sotto accusa aveva tirato il freno per scansare non il gatto temerario in quanto tale, bensì in quanto malefico gatto nero. Al che, venti trenta voci inferocite si erano levate contro l’irresponsabile, bollandolo di stupidità e di razzismo. In coro motteggiavano: «Se ti rode la superstizione tòccati i fondamentali, riempiti di corna e paga le spese!»