Giuseppe Cassieri, Scommesse

10-11-2006

Sud, valori e memoria in un mondo che cambia, di Claudia Presicce

C’è un’idea di tramonto, di passaggio, di distacco, che sottende però un’osservazione sempre dignitosa negli scritti di Giuseppe Cassieri racchiusi in Scommesse e altri racconti. C’è uno sguardo raffinato su un mondo che non lo è più, di un uomo che non cambia registro comunque, che si concede il lusso della coerenza anche se guarda tutto con la curiosità di chi si lascia stupire.
Ci sono ricordi e nostalgie ben ritagliati nel loro spazio temporale e ci sono pensieri sussurrati sull’oggi che seguono una logica alta e “altra” rispetto ad una società effettivamente più “piccola” e culturalmente modesta, ma non c’è mai, negli scritti di Cassieri, l’amarezza per una dimensione perduta. L’autore racconta gli uomini rendendoli migliori di quello che sono, meno scorretti e volgari, in una parola meno “reali” sia pur nella pochezza delle loro strane esistenze. È questo lo sguardo di Cassieri, narratore e saggista di mestiere, che con la cifra della sua scrittura sapiente sostiene l’intera antologia.
Non a caso il primo racconto si intitola proprio Scommesse e ricostruisce i pensieri e le difficoltà di un pensionato, costretto da una caduta all’immobilismo che, nonostante questa situazione che nel mondo rutilante potrebbe apparire crepuscolare, in realtà coglie e sfrutta sfumature della vita che normalmente chi ha fretta perde. L’uomo, immobile per forza, assistito da una rumena si ferma a pensare, e poi coglie il giovamento dell’esercizio dell’autoanalisi fatto con la scrittura, alla quale si concede con l’autoironia sufficiente a non sforare nella malinconia.
Racconta del suo ufficio occupato da altri con il piglio di chi pensa di aver ancora molto da dare. E racconta le scommesse fatte con un gruppo di amici che si concedevano un genuino sistema di rischi e perdite, divertendosi e, nel suo caso, arricchendosi pure. Amici che, uno ad uno, sono poi scomparsi. Racconta e perdona con tenerezza i due nipoti che, più che d’essere vicini all’invalido sembrano interessati all’eredità, e con loro si concede l’ultima scommessa post mortem, un gioco legato al testamento.
Sono, in conclusione, racconti coraggiosi, rari di questi tempi, si può dire che siano essi stessi un’altra “scommessa”. La scommessa di affidare a questo mondo distratto l’interiorità di un uomo di cultura e di grande sensibilità, un uomo che guarda al mondo muovendo la sua penna abilmente e decelerando i ritmi delle cose.
Cassieri, così come sa registrare l’unicità dei suoi personaggi, nota piccoli non casuali dettagli che rendono unico un luogo: “i cardi, le ferule, il profumo di mentastro”, “oltre i vetri impolverati di un balconcino dai ferri gobbi e le persiane rinsecchite”, “la collinetta cosparsa di blocchi di marmi, di archi in bilico, odorosa di sansa… di mortadella e d’oltretomba”, “i boschi di aceri che ci stringono alle spalle”.
Singolare e acuto, il racconto del modo di pulire i fichi d’India durante la festa di Sant’Eustachio e gli effetti devastanti della consumazione eccessiva di questi frutti notoriamente astringenti raccontati però con una tale levità da far dimenticare la natura dell’argomento. Il frutto interdetto, alla fine, è la storia di un pericoloso blocco intestinale, ma onestamente appare tutt’altro. Diventa un equilibrismo tra tradizioni locali, delizie della natura, storie di devozione, credenze e sapienza popolare, elegante impalpabile ironia.
Nei racconti di Cassieri c’è sempre, in ogni caso, un ossequio verso la “saggezza naturale” del Sud. Anche chi ha lasciato la terra natale e ha conosciuto il resto del mondo, quando ritorna, finisce col lasciarsi ammaliare da personaggi e storie che tengono in vita ancora una dimensione tradizionale in cui tutto ha ancora un suo inamovibile posto. Come il gioco di luci e ombre che il 21 giugno, solstizio d’estate, si crea sul pavimento del monastero di San Leonardo di Siponto grazie al foro gnomonico di un rosoncino a undici raggi… Non sono dettagli da poco, la Puglia è una terra di dettagli, non ci sono Partenoni o Pantheon: ci sono dettagli preziosissimi, scontati solo per noi che ci viviamo accanto e che, come la giovane Mara, magari ci accorgiamo solo che manca un pub per i turisti.