Giusi Verbaro, Solstizio d'estate

04-03-2008
Il tempo della poesia, di Licinia Garambois
 
Sarà a giorni in libreria l'ultima fatica letteraria della poetessa calabrese Giusi Verbaro, dal titolo Solstizio d'estate per i tipi di Manni editore (Lecce). Si tratta di un'opera poetica particolarissima per impostazione e struttura: un libro che si configura come un vero e proprio romanzo in versi. In Solstizio d'estate – che è impreziosito da una bella prefazione di Donato Valli e da una lettera di Giuseppe Conte – il lungo fiato narrativo (cinquanta lasse legate ciascuna all'ultimo verso del testo precedente) si accompagna alle ambiguità della poesia e del suo linguaggio elusivo e allusivo.
Gli aloni simbolici, resi dai suoni, dai ritmi, dalle sillabe, che sono il vero fulcro espressivo del racconto, allargano e colmano le derive di senso e la rottura dei rapporti spazio-tempo. La cadenza narrativa del racconto Solstizio d'estate sfugge pertanto a ogni regola logica. È una storia in cui pare che niente accada. Ma in cui tutto accade, tutto può accadere. Il racconto delinea piccoli accadimenti che illuminano di magia una notte vissuta in una casa sul mare, che è poi il vero genius loci dell'opera. Una casa che si anima di presenze inquiete: spiriti, folletti, fantasmi, pure evocazioni della mente.
Solstizio d'estate è, tra i tanti libri della Verbaro, il più compatto e concluso. Vi aleggia uno spirito luziano che trova nel magistero del grande poeta, che fu per la Verbaro caro e vicino, durante l'arco di una preziosa amicizia, il senso stesso del suo farsi. A Mario Luzi il suo libro è ispirato e dedicato in nome del valore condiviso «nel meraviglioso dell'evento e in ogni stupefacente ragione del mondo».