Si intitola Amazzonia portatile ed è una sorta di autobiografia interculturale, raccolta intorno a due elementi, un popolo e una donna. Lei che lascia il suo mondo, la sua realtà, la sua società e decide di andare a vivere in mezzo a gente sconosciuta. Una sorta di autobiografia come detto perché l'autrice si è realmente stabilita in Roraima (Brasile), dove ha vissuto per anni con gli indios Yanomami, minacciati di genocidio ed etnocidio.