Le luci prismatiche, di Amedeo Anelli
Tono, forza suggestiva e precisione sono i vettori che animano questi versi di Luigia Sorrentino; è questa una materia poetica magmatica e mutevole che non è mossa da dottrina e pensiero, quanto piuttosto da figuralità, plasticità e riassorbimento del sentire. Il tono costituisce il “centro gravitazionale” di questa poesia che è tutta enunciativa, che ambisce alla significazione differita e anamorfica dalla forma intensiva e precisa, come precisa e raziocinante ed idealmente straniata, in altra tradizione, è la poesia di Marina Cvetaeva. Se si volesse un analogo con le tecniche dell’incisione, si potrebbe dire che figuralità, delocalizzazione ed intensione significativa costituiscono una maniera nera. In questa tecnica incisoria dopo il passaggio del rocker su tutta la lastra che dà una volta inchiostrata il nero totale, figura, grigi e bianchi e significato si ottengono schiacciando e appiattendo con brunitoio e raschietto le barbe, qui nella Sorrentino il tutto si ottiene rendendo prismatiche e cangianti dall’oscurità, le luci delle significazioni nella combinazione e “diffrazione” delle figure. Diamo un esempio dei più lineari con: «Per questo tempo / per questo tempo che ci ha preceduti / abbiamo creduto alla corona d’oro / al tempio col mare sottoposto / al viottolo selciato che conduce / alla donna beata / che ti presenta i palmi della mano / tenendo alzati i gomiti / onde ciascuno possa distintamente / osservare la devota pittura / per questo tempo / per questo che ci ha preceduti / per quel supremo trauma che è la vita // mi parlavi sempre di date».