Marcello Buttazzo, Clandestino d'amore

16-04-2007

Che Sud fa - Poesia, di Pasquale Tempesta

Gran fiorire di versi in primavera. E sì; perché «d’inverno s’aspetta / l’amore verrà» – scrive in una lirica del suo libro, Clandestino d’amore, Marcello Buttazzo. L’amore verrà. Almeno si spera. Perché «quando il gelo / vigliaccamente ti prende la schiena / si desidera vanamente Lei / che come al solito manca». Invece, finalmente, «sulle torri assolate / bagnate di cielo e di mare / il pennone arcobaleno / torna a sventolare le vane speranze». Liriche velate di malinconia se non di latente pessimismo quelle di Buttazzo. Ma, come ricorda Aldo De Francesco nella prefazione, la poesia è «religione del dolore». E in ciò sta anche la sua «efficacia educativa». Il «perduto amore» invocato con spasmodica insistenza dall’autore si trasforma nel «rovinoso ricordo di una fanciulla di sole vestita». L’amore non è soltanto perverso «gioco di spade» ma anche «festa, danza vorticosa… Esaltazione e sofferenza». E quindi, anche per Buttazzo, gioia e tormento, insieme.