Primi versi
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È un gioco solitario
la vita dal cuore infranto.
È un dono di Dio
questa tremenda misantropia
che frusta i cavalli imbizzarriti,
indomiti a caccia di ostacoli:
le rinnovate mete,
le nuove rinascite.
Le ansie vissute
sono solo eterne benedette attese
che squarciano di fuochi e lampi
l’opacità del giorno.
L’amore sopito
è ricerca senza fine
delle prime vitali aurore
ancora confuse al buio della lunga
interminabile notte.
Arabesco d’amore
È ormai ora di andare,
non puoi più attendere
il silenzioso meditare
del tempo.
È ora di andare
di correre per i prati riarsi
le terre bruciate, gli scomposti selciati.
È ora d’uscire fuori per strada
non più solo, ma con l’animo d’un altro
di mille altri uomini
figli dei desideri non più soffocati,
mai più taciuti.
Ormai sono accessibili le vie dell’anima
ormai le desolate sconfinate foreste del cuore
sono popolate dai benevoli elfi della luce
che spruzzano l’abbagliante raggio celestino.
Cuore di rosso esploso.
È ora d’uscire, mio caro,
giù per la via
s’agita una folla di gente nuova.
Gli ulivi ridono nel sole
e fioriscono in un incantevole
arabesco d’amore.