Il cammino di una vita, di Giuliano Ladolfi
La raccolta si presenta come un’autoantologia che ripropone il cammino di una vita. Prevale un tono di stanchezza, determinato da una fatica di vivere che, nonostante lo sforzo di una costante ricerca, non è approdata ad alcun risultato. La poesia rimane come testimone di un cammino “a vuoto”, di una frustrazione continua, che l’età non lenisce, anzi acuisce. Danese, infatti, concepisce la scrittura in versi come scavo interiore finalizzato all’indagine del senso. Ma né la religione né la scienza né l’esperienza né i sentimenti e gli affetti riescono a scalfire il muro dell’assurdità dell’esistenza e della realtà del dolore e della morte: «basta basta / presto me ne andrò / mi devasta un male / dentro / ma non so / se sono io / o il mondo». Al termine della vita l’autore presenta un bilancio privo di addendi e di totali: «Sono nato / forse so come / Ho vissuto / (amato, patito) / Sarò morto / presto sarò morto. / E basta». Dio, l’interlocutore muto, viene interpellato con accenti caproniani: «ma se esisti / parla, / dimmi che hai sbagliato: / se sono il tuo errore / oh, ti capisco, / Quante volte si sbaglia in amore, / ma tu parla parla / ed io ti perdono / (forse, ti perdono)». Il dolore rappresenta lo scoglio di fronte al quale la ragione raggiunge la consapevolezza della propria impotenza.