Quando un autore usa l’io narrante e si pronuncia cambiando genere, come nel caso della Baratto che scrive nelle vesti di un uomo, induce un effetto di straniamento perché viene meno la capacità del lettore di riconoscere l’autore – per dirla con Genette – omodiegetico e dialogare a distanza con lui. Il lettore cerca sempre un patto con l’autore e non ama essere ingannato o fuorviato, ciò che avviene nella diversa sensibilità con cui un’autrice si esprime rispetto a un autore. Le considerazioni che fa Sandro sottendono uno sguardo sul mondo che appartengono più a una coscienza femminile che maschile. Insomma la Baratto non è riuscita a cambiare sesso. Complica il quadro l’intrusione di flashback memoriali che tendono a caratterizzare l’io narrante ma che sono estranei allo svolgimento della fabula dal canto suo connotata da un vertiginoso gioco di specchi psicologici.