L'amore e altre follie, di Giorgio De Rienzo
Nei “Chicchi” dell’editore Manni escono due racconti di Paolo Di Stefano. È un originale dittico di storie sentimentali, dal semplice svolgimento, che l’autore sa rendere nell’invenzione come realtà naturali, nonostante il loro sfondo tragico. Per più amore vede come protagonisti prima due adolescenti compagni di classe e poi un giovane siciliano emigrato a Francoforte che aspetta di sposare la propria ragazza lasciata al paese.
Ecco dunque Roberto («dolce, dolcissimo, tenero») e Monica sui banchi di scuola: «Bastava guardarli. Lui stava ore a fissarla, lei si girava, si passavano i bigliettini, lavoravano con bianchetti e evidenziatori». Ma l’idillio s’incrina inaspettatamente e i due si lasciano. Qualcosa di orribile scatta nella mente di Roberto e in pieno inverno si scatena la sua follia contro Monica, fino a portarla a un barbaro suicidio. Diranno i verbali degli psicologi della comunità in cui il ragazzo è ricoverato: «Roberto è un soggetto autodistruttivo e rischioso per l’altro sesso», oltre che incline all’ «apatia». Nessuna delle sue compagne capisce che cosa si sia rotto nella sua testa. Per loro rimane «il dolce Robi, il cocco della classe, il loro bambolotto, il ragazzo pieno di sogni, il poeta che conosceva Dante a memoria» e che leggeva Stephen King. Chi ha vissuto insieme a lui o appena l’ha sfiorato nella vita invano ha tentato di capire: perché «l’unica cosa che si capisce è che capire non è possibile». Di Stefano sfiora, con leggerezza, il segreto di una mente turbata nel profondo.
Cambio di scena. Ora racconta in prima persona Davide che ama Giorgia come una «principessina», una ragazza di vent’anni che ha il comportamento irresponsabile di «una bambina di dieci». Davide, che vive a «Frankfurt» e che è diventato un «tipo meticoloso, troppo preciso, più preciso di un tedesco di Frankfurt», ha deciso di non scendere al paese per castigare Giorgia. Il suo sogno era di portasela con sé in Germania e sposarla, «però solo se Giorgia si era preso ’u diploma, sennò niente». La ragazza dalla testa vuota invece si è fatta bocciare e lui resta duro nella propria decisione. Ma quando a settembre torna, magari per perdonarla, si sente dare da lei del «cornuto». Incredulo Davide recalcitra e la «principessina» spiega crudele: «Tu non lo sai ma sei cornuto da due mesi, perché non si può lasciare ’na picciotta al paese sola con la calura dell’estate addosso senza pensare di addiventare cornuti». Lui non ci vede più e l’ammazza con «’u cric»: sarà l’unico modo per restare con lei per sempre, «tranquillo tranquillo, e sposato con lei, con l’amore suo, fiato suo per tutta la vita» e poco importa se «in carcere» per «troppo amore». Di nuovo Di Stefano trasforma con lievità un’ossessione mentale.