Una dissacrante semplicità, di Alberto Sebastiani
Quando uscì Il padre delle spose di Lino Banfi, su Rai Uno, fu uno scandalo. Il film non era certo un capolavoro, ma ciò che infastidì maggiormente chi avversa (o semplicemente teme) le rivendicazioni degli omosessuali fu la dissacrante semplicità, immediatezza, logicità della domanda che sottendeva alla fiction: se due persone si amano, e non fanno male a nessuno, e vogliono vivere insieme, perché non possono essere riconosciute (istituzionalmente) come coppia? Un tema, questo, che appare di vivacissima attualità all´indomani delle dichiarazioni (reiterate) di papa Benedetto sedicesimo nella recente visita nella Francia dei diritti dove le unioni di fatto, omosessuali ed eterosessuali, sono perfettamente riconosciute e incasellate in un ordinamento giuridico. Certo, le rivendicazioni del movimento omosessuale sono ben più complesse di questa sintetica questione, eppure la semplice accettazione da parte della società dell´amore tra due persone dello stesso sesso resta un argomento scottante che continua a suscitare dibattiti accesi e a sollevare polveroni mediatici con cadenza molto frequente. Se ne scrive molto, e anche Bologna, che ha ospitato nello scorso giugno il Gay Pride, si mobilita, a suo modo, con l´antologia curata da Sergio Rotino, Quello che c´è tra di noi. Storie d´amore omosessuale (Manni), con testi di venti autori, tra cui molti che hanno all´attivo pochi racconti in altre antologie o in riviste. Non un´antologia di scrittori gay, ma un´antologia in cui si chiede agli autori di riflettere e scrivere sull´amore tra i gay. Su problemi sentimentali. Sulla costruzione di una relazione di coppia tra omosessuali.
Relazioni che possono essere felici, strazianti, burrascose, solari. Esattamente come tutte le relazioni senza eccezione. E infatti in molti focalizzano sulle difficoltà interne di una coppia, come Andrea Demarchi e Teo Lorini che narrano la fatica di una storia al suo inizio, o come Giovanni De Rose, che guarda le sofferenze d´amore di un´elaborazione del lutto, cui seguirà una nuova relazione. Altri, invece, pongono l´attenzione all´esterno della coppia: soprattutto sulla difficoltà della sua accettazione. Dirlo ai genitori (Eliselle, Gabriele Dadati), che possono reagire anche in modo violento (Sara Durantini), è un tema centrale, e altrettanto lo è il motivo delle aggressioni omofobe (Francesco Locane). Tra le due prospettive (intima e sociale), c´è anche chi guarda dalla soglia, come Elisabetta Liguori, il cui personaggio vive la tentazione, la condizione di chi è attratto ma per vari motivi non compie il passo finale. Gli autori traggono spunto da una realtà che spesso viene rappresentata anche dalla cronaca e che innesca in loro una riflessione profonda.
Se, dunque, come afferma nella prefazione Matteo B. Bianchi, è «uno dei compiti della letteratura registrare i sentimenti e le ansie contemporanee», Quello che c´è tra di noi, tra alti e bassi come in tutte le antologie, è una preziosa testimonianza della percezione della condizione della coppia omosessuale in Italia. Delle sue difficoltà, addirittura della sua "normalità".