La parola collettiva di Morales Barba, di Rossano Astremo
Il respiro della natura e il respiro del mito aleggiano con costanza in Canzoni di deriva, raccolta edita da Manni di Rafael Morales Barba, una delle voci di primo piano della poesia spagnola contemporanea. A dominare il mondo poetico di Morales Barba il continuo riferimento al movimento del mare, all'azione delle onde, all'immobilità delle rocce, al colore del cielo, alla traiettoria dei venti, percezioni della natura che dialogano con la frequente allusione al mondo classico, con il comparire delle Menadi, delle Naiadi, di Prometeo, Cassandra, Didone, Titiro, Nereo, Icaro.
Tutto questo spazio naturale, immerso in un tempo mitico, si carica di forti valenze simboliche. L'immagine simbolica, parafrasando Ricoeur, emette un sovrappiù di senso, una significazione complessa, sovradeterminata, capace di stravolgere il linguaggio, con la coseguenza che la parola simbolica vuol dire altro da ciò che dice. Sì, ma cosa? La deriva di cui parla nel titolo Morales Barbas è sia collettiva, ci riguarda tutti da vicino, ma anche individuale, poiché fugacemente appare un io, lo stesso poeta, che si rivolge ad un tu distante, una donna amata naufragata chissà dove, distante, perduta. Canzoni di deriva è una raccolta in cui il tono malinconico, ottenuto tramite il ricorso ad un verseggiare misurato, mai sopra le righe, prevale su tutto.
Qui sotto una lirica tratta dal libro.
Allontanandosi
Il tuo nome si sta allontanando,
va alla deriva con il distacco
dei lenti baci sussurrati
e in totale abbandono scivola
nella sera oscillando.
Al suo allontanarsi
intreccio la tua storia e la sua scarsa
statura al giorno
in agguato,
come se non sapessimo.
In quel soffio delizioso,
attimo libero da vertigine,
riposo nel tuo silenzio.