Dieci scrittori a processo, di Giuseppe Pascali
Ma andiamo con ordine nella ricostruzione dei fatti. La vicenda prende le mosse da quando alcuni dei più noti scrittori pugliesi decidono di cimentarsi col genere noir. Racconti inediti i loro, giocati con suspense e ironia. Viene narrata una Puglia che, suo malgrado, si trova al centro dell’attenzione mediatica non solo per le sue bellezze turistiche ma anche per una serie di eventi di cronaca nera che attirano morbosamente il pubblico delle trasmissioni televisive più trash. Da qui l’idea di far cimentare un gruppo di intellettuali e scrittori in confidenza con il genere noir, per fare il verso a questo circo di tivù, siti e giornali. Tutti gli autori hanno messo in evidenza nelle loro storie, a volte fantasiose altre volte ispirate dalla realtà, come la «nostra» regione sia un set letterario naturale, regalando storie divertenti, dense, a volte dure e sanguinolente, di grande valore letterario. Perciò sono finiti sotto inchiesta: Cosimo Argentina, Rossano Astremo, Piero Calò, Carlo D’Amicis, Omar Di Monopoli, donpasta, Elisabetta Liguori, Piero Manni, Livio Romano, Enzo Verrengia e, ovviamente, per esserne stata «complice», la casa editrice Manni.
«Scrivere una storia di genere noir – ha detto “a sua discolpa” Elisabetta Liguori – mi ha permesso di dare una struttura a ciò che scrivo. L’ho fatto con grande allegria, visto che esiste una morbosità all’interno di ogni vera storia nera». Livio Romano ha invece sostenuto a suo favore. «Non sono pratico di noir, neanche come lettore, ma mi sono cimentato a scrivere un racconto dove viene fuori, ancora una volta, un modo di esercitare il potere». Più esplicito Piero Manni, che per affidarsi alla «clemenza della Corte» (ed anche a quella dei lettori), ha dichiarato: «Sono innocente! Non sono uno scrittore e mi ha sollevato un certo pudore vedermi affiancato in questo libro a scrittori degni di questo nome». Infine Di Monopoli: «Credo che attraverso questo libro si possa metabolizzare la cupezza di determinate situazioni».
Tutti assolti, dunque. Ma ora, per essere stati ingiustamente incriminati, gli scrittori pretendono quale risarcimento danni che il pubblico dei lettori acquisti il libro. Un processo così, non c’è dubbio, non si era mai visto.