Felice Piemontese, Il migliore dei mondi

19-06-2006

Il migliore dei mondi è il peggiore, di Piero Spataro

Se il migliore dei mondi ha i colori di questi versi, allora forse il mondo migliore è la lenta costruzione del suo opposto.
Felice Piemontese percorre in questo nuovo libro i disastrati sentieri della modernità. A cominciare dagli orrori della guerra in Iraq a cui è dedicata la sezione Un lavoro superbo. Abu Ghraib e dintorni: “Il morto non era iscritto / nel sistema di controllo / dei prigionieri e quindi / non ha mai avuto / nemmeno un numero”. Piemontese evita urla e immagini ad effetto: ed è così che appare inquietante la “soldatessa giovanissima” che “è sdraiata accanto / al cadavere, come se volesse / baciarlo, e ride”. Abu Ghraib è solo un capitolo: il punto più alto, forse, è nella sezione False (e vere) partenze con la sua carica di grande passione civile. Il «grido sottovoce» di Piemontese diventa qui pungente perché il dramma è nella ferocia delle cose, come nota Romano Luperini nell’introduzione. La banalità del male è il filo conduttore di un libro che ci aiuta a capire chi siamo e dove rischiamo di finire.