Giovanna Bruco, Concerto per Wanda

01-01-2014

Recensioni , di Rossana Santangelo
 

Già a partire dal titolo Concerto per... che implica una dedica, questo romanzo di G.B. fa pensare ad una narrazione autobiografica. Ci sono poi gli exergo, quello iniziale
-tratto da La linea invisibiledi Massimo Fagioli-fa riferimento ai primi secondi della nascita umana, a quel silenzio senza respiro che precede il primo vagito, quando la pulsione fantastica del neonato fa sparire il mondo esterno; secondi di silenzio e di solitudine che rivivono nella solitudine dello scrittore che, scrivendo, crea una condizione intima di “sparizione” del mondo esterno. L’exergo finale, invece, è la dedica del libro “a mia madre”. Ma a suscitare l’idea di una narrazione autobiografica non è solo la corrispondenza superficiale tra i due, cioè tra la propria condizione esistenziale di scrittricee quella di figlia. C’è un nesso più intimo e profondo tra i due fuori -testo, perché, come ognuno sa, il silenzio neonatale – richiamato dal primo - si risolve, dopo il primo vagito, nell’ineliminabile rapporto fisico ed affettivo con la madre richiamato dal secondo.
Eppure la lettura sembra non confermare il genere autobiografico. Non solo perché non c’è qui una protagonista e una storia che emerga in maniera prevalente rispetto ai percorsi di una pluralità di figure né si individua uno svolgimento che rimandi ad una formazione personale determinata. Si potrebbe dire che la protagonista è Bianca dal cui punto di vista la narrazione si svolge; suo è lo sguardo che segue il racconto, che ci rimanda il modo di muoversi degli altri personaggi ed è lei che nella vicenda vive un incontro che sembra costituire un punto di svolta nella sua vita, anzi non solo nella sua. Ma protagonista è anche Wanda, anzi protagonista dichiarata, -“...Wanda di cui racconteremo..” dicono le prime linee del romanzo -la cui storia sentimentale però conosciamo solo attraverso un duplice punto di vista – quello di Sofia e di Bianca -ma non il suo. E poi c’è la storia di Sofia... Insomma di fronte ad unanarrazione che è certo una scrittura di memorie affettive, il fatto che ciò non sia evidente, costituisce un segno di maturità creativa, fa pensare che l’autrice ha ormai acquisito un senso del narrare ed una articolazione delle figure ed immagini letterarie che riesce a trascendere gli elementi autobiografici anche quando - come  in questo caso -sono dichiarati.
La sensazione prevalente invece è quella di trovarsi di fronte ad una storia diffusa, plurale, una storia di relazioni e dialettiche che presenta diversi aspetti, non solo intimi e privati ma anche sociali, culturali e storici. Ma prima di tutto è una storia femminile, di sensibilità e rapporti affettivi che si giocano più sulle modalità di relazione che non sugli eventi o sui ricordi dei personaggi. Ed è, fin dall’inizio, una storia di minoranze.
Ma al di là dei contenuti, ciò che caratterizza quest’opera è la modalità della narrazione: l’autrice sembra procedere nel racconto per linee di separazione e trasformazione. Non è forse un caso che fin dalla prima pagina del romanzo emergono almeno tre caratteristiche peculiari dell’intero racconto: da un lato ci troviamo di fronte a gente di confine, a provenienze diverse, instabilità e incertezza, ricerca di altri luoghi, di un’altra vita, minoranze, appunto.
Una connotazione che - che seppure riguardi un fatto autobiografico -
si trasforma in un elemento creativo che, in questo tempo di esodi e di migrazioni, rivela un nesso dolente tra la realtà storica e quella attuale, sopratutto nelle sue cause, le guerre, i regimi autoritari e totalitari, la tutelaetnica
La seconda linea di separazione è quella tra le immagini femminili della storia e le figure maschili che pure emerge fin dall’esordio, cioè fin dalla generazione dei migranti. Qui la diversità è prima di tutto di natura storico sociale e culturale, l’uomo che vive le esperienze del lavoro, ha l’esclusivadelle scelte politiche, delle decisioni, dell’ideologia, della titolarità del pensiero: amare la patria significa fare la guerra necessaria per preservare la pace; per amore dei figli i matrimoni vanno combinati con saggezza; la politica –e in genere ogni scelta non domestica - non è adatta alle donne che non hanno esperienza e conoscenza. E, soprattutto hanno una “voce di tono troppo basso”. Ma la linea di separazione femminile
-maschile corre anche rispetto alla generazione successiva e qui occorre dire che l’autrice dimostra una non comune sensibilità culturale nel richiamare la delusione per il fallimento della rivoluzionedegli anni 60 per dirci –come emerge dal romanzo-che non per quella via è avvenuta la trasformazione di qualità umana delle nostre protagoniste. Qui la linea di separazione femminile - maschile corre su un confine diverso, più evoluto rispetto alla generazione precedente, ma coinvolge anche i personaggi maschili amorevoli del romanzo, Massimiliano  - di cui Bianca nota una affetività non comune-, o l’amore ungherese di Sofia; e si attenua, forse, solo nell’uomo incontrato da Bianca. E anche questo elemento dice molto sulla visione nuova che l’autrice porta nella visione dei rapporti con l’altro, perché quella che delinea non è una contrapposizione uomo-donna, un conflitto o una sfida. Il senso di separazione è l’effetto di una acquisizione di identità femminile. Siamo di fronte a figure femminili che attraverso una loro ricerca di autenticità, innanzitutto rispetto a se stesse e ai propri sentimenti ma vissuta nei loro rapporti, hanno maturato, nella diversità delle loro storie, una identità propria, una certezza di sé che consente il coraggio di scelte personali ma implica insieme una distanzanecessaria. Emblematica la scelta di Wanda di separarsi affettivamente da Pietro, di rifiutare cioè un rapporto che può reggersi solo sull’identificazione con l’altro, sull’essere cioè una cosa sola, per vivere un rapporto d’amore con un uomo capace di farla sentire donna, in cui entrambi si realizzano umanamente. Ma proprio per questo si identificano non l’uno con, ma l’uno da l’altro, come se l’autrice volesse dirci che la realizzazione personale implica di per sé una distanza che non logora l’affettività ma impedisce l’assimilazione. Certo è insoddisfacente esprimere questo aspetto con l’ossimoro di una separazione affettiva, fatto sta però che anche la storia d’amore di Sofia ha questa connotazione di distanza amorosa. Una terza linea di separazione è quella tra le generazioni che anzi nel racconto assume una particolare evidenza perché si presenta con modalità differenti: c’è la separazione silenziosa fatta da Wanda e il rifiuto del destino assegnatole dal padre, e c’è quella più esplicita e dialettica della generazione più giovane. Nel rapporto di Bianca col padre il voler bene si esprime con una intensità affettiva che non esclude la sua distanza critica, non solo rispetto al culto delle medaglie ma soprattutto rispetto alla identità che sente di aver maturato:
Al “Somigli tutta a tua madre” risponde con un rifiuto interno “Non lo dire. Non è vero... Io...sono diversa”. C’è infine la ribellione più aperta, la dialettica tra sarcasmo e rottura di Daniele rispetto alla madre e forse non è casuale che nell’intero racconto questa sia la sola parte della storia di Wanda che apprendiamo direttamente dalle parole di lei. Sono questi elementi di separazione e affettività che determinano la trasformazione dei rapporti interpersonali e in particolare del rapporto uomo-donna. E’ molto significativo che l’autrice faccia riferimento ai cambiamenti politici e sociali (la realtà delle guerre, il mutamento dei regimi e della realtà sociale), ai movimenti culturali dell’epoca ed in particolare all’euforia libertariadel ’68) perché anche questo è un segno della ricchezza e della maturità della sua visione della realtà. Ma la trasformazione umana che ci sembra essere il vero tema di questo romanzo avviene sul piano dei rapporti interumani e parte da una esigenza femminile. E’ come se l’autrice ci dicesse che solo dalle donne –per la loro secolare storia di discriminazione e di negazione, per la loro sensibilità e affettività selezionata dai millenni del loro essere affidatarie del primo rapporto della vita, per quelle stesse caratteristiche di irrazionalità che le hanno sempre tenute ai margini- può partire la trasformazione umana. Una trasformazione interna che prima di tutto è formazione di identità che esclude ogni identificazione per cui una si ritrova “spogliata di quel che non era”, e aperta ad un rapporto di affettività autentica con l’altro. Ma c’è di più, perchè la storia sembra suggerireuna autentica possibilità di contagiotrasformativo che come un motivo musicale risuona nei compagni, nei figli, negli altri e, tendenzialmente, nella società. Così si comprende come l’incontro con Bianca faccia nascere in Michel-Daniele non solo un sentimento amoroso ma un modo nuovo di pensare il rapporto con l’immagine femminile che gli consente di iniziare un rapporto diverso con la madre. Come dire che i rapporti costano fatica, a volte separazioni dolorose e che ci sono momenti in cui sembra davvero che la storia si ripeta, ma, per dirla con Bianca che rappresenta la generazione più giovane: “E se la storia cambiasse?”
Terminata la lettura viene da pensare: Altro che biografia! Questo è un romanzo sul senso della vita, sul come si può non fallire l’esistenza puntando sulla propria formazione umana che si completa nella relazione con l’altro diverso. Una relazione che, come una sonata di Beethoven, svolge due principi opposti che si risolvono però nella forma sonora per eccellenza.
Le notazioni musicali frequenti nel romanzo e a volte specifiche, sono molto rispondenti non solo alle tematiche
che l’autrice affronta con un tocco lieve, mai descrittivo o argomentativo, specialmente nei passaggi significativi della ricerca di comprensione del rapporto con l’uomo da parte del personaggio di Bianca. Ma è forse il linguaggio stesso del racconto ad avere una armonia propria nella felice fusione tra immagini e parole. Si tratta di un linguaggio molto ricco di metafore che conservano però una levità che si è tentati di definire femminile, come il passo leggero a piedi scoperti di Wanda per sentire le vibrazioni.