Dipinto a parole
Eccolo in fondo alla saletta tappezzata di opere che raffigurano interni di caffè e strade di malaffare abitati da creature dagli sguardi persi, da coppie che non comunicano tra loro. Eccolo Sughi, alto e robusto, i capelli corti e brizzolati, un bell’uomo, avanti negli anni, elegante in un abito blu notte.
Brindisi
C’è vento. Un vento pieno di mare e di umido che ci costringe a rifugiarci nel ventre del centro storico, giù per il Seminario, tra i lampioni gialli e le strade antiche e pieghiamo per il vicolo di San Giovanni al Sepolcro. La galleria “Il Tempietto” è a metà del budello e in fondo c’è la piccola chiesa romanica, bianca e rotonda, come il tempio di Vesta. Questa sera incontrerò Alberto Sughi e non nascondo una certa euforia e un certo timore reverenziale.
Eccolo in fondo alla saletta tappezzata di opere che raffigurano interni di caffè e strade di malaffare abitati da creature dagli sguardi persi, da coppie che non comunicano tra loro. Eccolo Sughi, alto e robusto, i capelli corti e brizzolati, un bell’uomo, avanti negli anni, elegante in un abito blu notte. Non ha bisogno che Beppe Vescina, il gallerista, ci presenti, viene lui incontro a me, dice di conoscermi, dico di conoscerlo. È subito festa. Una subita simpatia. Ci sono simpatie che si palesano già al primo incontro, sono sotto la pelle degli uomini e aspettano solo di esplodere. Aspettano un’occasione.