Ho visto perdere Varenne
Ho visto perdere Varenne
In queste poesie, una proustiana, personalissima recherche, una scrittura lirica
condotta come genere davvero nuovo: resoconto e racconto, piuttosto, partitura ritmica, anomala biografia, romanzo di formazione condotto tra autoironia e sarcasmo. Il viaggio testuale si articola così, nelle sei sezioni della raccolta, in modo dinamico ed imprevedibile, attraverso una apparente “casualità” pilotata con discrezione. Tra i depistaggi e le occasioni del quotidiano, insomma, senza ricercarne un senso, una compiutezza: al più accumulando indizi, tracce, dettagli, istantanee, di sé e del vivere, per comporne ogni volta, con accanimento paziente e sapientissimo mestiere, una provvisoria mappatura.
Niva Lorenzini
Visitors
La visione dei miei
in bagno all'alba
mia madre accovacciata, mio padre
in piedi mentre piscia
e io nel corridoio
la luce cruda, la vescica che scoppia
La visione del tiglio
popolato di zombie
ma sul ramo più alto
il figlio di un asciugamano povero
mio bisnono Geminiano morto
di febbre spagnola nel '18
La visione di un volto
il tuo o un altro non è chiaro
nella telefonata al limite del pianto
quando l'aria è canto
Il cervello di mio padre
La sera viene avanti
rovista nelle case
è cenere deposta
sul balcone di fronte
mano incapace e coscia
alle prese col bucato
fra tegole e camicie
brune come squame
ossessioni di tortore o torture
nel cervello di mio padre
Inadempienza e morte,
un profilo di cera
dietro la portiera della monovolume
che impedisce la strada, la restringe
a vena fossile e nessuna
idea di fuga o di navigazione lungo
i rami del vastissimo orizzonte
nel riposo delle ruote, dei cigolii, del cuore.