Negli anni
IN LIBRERIA DALL'11 OTTOBRE
Se ti prendo la mano e ne sfioro
i solchi i piccoli buchi
in fila ne pizzico il dorso
ne mordicchio la polpa il saliscendi
lungo le dita lungo
la vita che si perde nei polsi.
bandella di prima
Sono poesie familiari, scritte in oltre trent’anni, quelle di Paolo Di Stefano: versi d’occasione dedicati ai figli, ai giochi verbali dell’infanzia, allo stupore del linguaggio filosofico dei bambini.
Sono versi dedicati a rapimenti d’amore, a una quotidianità fatta di gesti minimi, a certe vacanze svizzere in montagna, alla fauna e alla flora alpina, presenze illusorie o salvifiche in tempi di tragedia e di guerra per il mondo.
Sono versi sulla clausura da contagio, impensabilmente produttiva di immagini, pensieri, fantasie, voci, memorie. Infine, un prosimetro rivolto alla madre, ai suoi ultimi giorni e al dialogo che si accende più vivo e tangibile dopo la morte.
Il filo conduttore è riassunto nel distico di Goethe che apre il libro: il contatto, cercato e fuggito, tra l’inizio e la fine, tra la vita che si esprime nel pieno della gioia e la vita che si congeda.
Il dialogo più sottile e sfuggente è quello tra le parole e i disegni di Tullio Pericoli.