Ceglie, 4 dicembre 1996
Caro Donato,
ti scrivo lentamente e arrancando.
La scoppola datami all’improvviso verso le 4 del mattino del 25 agosto scorso è stata brutale…
Le conseguenze di questo manrovescio, che ha quasi distrutto il mio fisico (e non solo esso), sempre più debilitato d’altronde negli ultimi anni, sono irreversibili…
Mi ricorderai certamente sempre. Ricorderai sempre il frutto splendido della mia vita, che tardivamente ma tanto più ingordamente ho goduto e ne ho fatto parte agli amici…
Ho già ridetto ai miei della grande congerie dei miei testi poetici manoscritti e dattilografati e dei vari posti di giacimento. Sarai tu ad occupartene in assoluta libertà. Mi piace enormemente pensare al “postumo”…
Per ultimo: “Viva la mia poesia!” Per essa, con essa in essa vivrà pure la mia Terra, vivrà pure il mio umilissimo nome…
Con ciò, basta.
Pietro