Antonio Leone, Appuntamenti

11-12-2007
Il senso della vita nei frammenti delle nostre giornate, di Claudia Presicce
 
“Quanta gioia nel rapporto con chi è capace di darti sorrisi, di farti felice e tu non sai perché…”. Quelli di Antonio Leone in Appuntamenti. Racconti di un giorno (Manni; 12 euro) sono sguardi su piccoli orizzonti della nostra vita che ci aprono a grandi riflessioni. Sedici racconti di altrettanti momenti diversi della giornata in cui lo scrittore ci fa calare in esistenze diverse tutte con un proprio spessore assoluto. Quello che accomuna queste storie, è una tensione emotiva, una profondità interiore, che appunto stimola la riflessione, spinge i lettori e i protagonisti stessi, partendo da un piccolo dettaglio della loro giornata, a ragionare su cose molto più grandi di quel frammento di vita, di quel luogo: come se si desse un appuntamento al proprio mondo interiore. Così ci si mette a considerare le situazioni della nostra vita seduti in un autobus, mentre tutto in apparenza va veloce intorno e sfugge ad ogni possibile meditazione che necessita di tranquillità (nel racconto “Il bus” accade questo). Oppure può succedere, guardando le mani rugose di un nonno che contiene con sicurezza quelle della nipotina, che si ragioni sul tempo che è stato, sul lavoro che ha reso nodose le mani che oggi stringono e trasmettono affetto al futuro, ad una creatura di quattro anni che si sta ancora formando e di cui ancora nulla è stato scritto (il racconto è “Le mani”). O può succedere di riflettere su esistenze parallele e contingenti che albergano sulla stessa Terra, mentre due donne vanno a fare la spesa e incrociano tutti i giorni la vita di una bimba“usata” per fare l’elemosina per strada (vedi “Il mercato”). La debolezza, la malattia, la solitudine: l’autore, controcorrente perché osa parlare di cose di cui non si parla più, ce le mette davanti e poi ci lascia soli. Leone in tutto questo non è mai scontato, non è mai prevedibile, non si sa mai subito dove il racconto vuole andare a parare e dove sta portando la sua storia. Una bella penna, un autore con una scrittura giovane ed efficace pur non essendo minimalista a tutti i costi, come moda imperante oggi impone. Mai retorico, mai ampolloso, ma neanche troppo spicciolo e frettoloso con quella paura di essere tacciato per sentimentale che deprime molte scritture contemporanee. Questo autore sembra volerci ricordare sottovoce e senza troppo clamore che in fondo se eliminiamo i sentimenti più naturali della vita umana, poco resta. Anche la rabbia o la memoria, l’ambizione e la gratitudine, la dignità sono sentimenti. Una vita che si consuma e lascia dietro di sé affetti ha un senso altissimo: torna più volte nel libro la visione della decadenza finale. Un genitore che dà segni di cedimento mina le certezze della nostra vita. Ecco che in alcuni punti, con la semplicità di un pianista che sfiora i tasti d’avorio, Leone tocca i punti più sensibili della vita di ognuno di noi.