Verità e saggezza sull'Isola di Baro, di Claudia Presicce
L’isola di Baro è un luogo strano, in cui tutto risuona di metafora, in cui qua e là diventano personaggi veri il Dubbio, il Duro Colpo, il Peccato, il Male, in cui chi predica il Bene e il timor di Dio non è il più buono. È un luogo sospeso nel tempo del Settecento, e nel mare: è un’isola piccola, ma che si trova su tutte le immaginarie carte di navigazione, coltivata da sempre a canne da zucchero e un giorno diventa un frutteto…
Nevica sull’Isola di Baro di Corrado Sobrero è un libro veramente composito, una storia corale articolata, in cui il giovane autore ha messo insieme la sua passione per i viaggi, e, più che le conoscenze, le aspettative di chi viaggia, la voglia di creare un romanzo intricato, ma allo stesso tempo leggero e ironico, in cui se un senso sottende le varie storie non è mai quello che sembra a prima vista. E non sempre è facile comprenderlo.
Quello che colpisce subito dalle prime pagine è un linguaggio volutamente ripetitivo, a tratti nutrito di spiegazioni lasciate a mezz’aria per creare attesa e soprattutto carico di anacronie e sequenze riflessive.
Nel libro si racconta anche la storia di un tentativo di crescita economica, in cui si pesa con cognizione di causa il rischio del progresso (si sente che l’autore ama l’economia). E si racconta di questo sviluppo ostacolato da chi ha paura dei cambiamenti, ma soprattutto da un avido imbroglione che si diverte a sodomizzare un suo inferiore e a tenere alla sua mercé un’intera comunità.
Un popolo semplice che soggiace a regole e restrizioni da sempre, ma che non ha mai smesso di sussurrare la verità in silenzio, di esprimere il dubbio, di amare al di là dei matrimoni organizzati che nessuno mai si sognerebbe di non accettare. Una società che in alcuni momenti sembra essere sbeffeggiata dall’autore è in altri assolta, che a tratti assomiglia a quella del bigottismo cattolico più intransigente, alla società dei benpensanti borghesi, che tutti sanno e dispensano sapere, e a tratti a quella del nostro condominio del terzo millennio.
Insomma Sobrero si è inventato la sua isola dove intrattenersi a scrutare l’umanità e sembra che si sia tolto lo sfizio di mandare più di un monito al nostro mondo così diverso, così evoluto, in cui l’Isola di Baro dovrebbe essere solo il luogo di un romanzo.