Giancarlo Tramutoli, L'ultimo Tram

11-12-2009

I calembour poetici di Tramutoli, di Elio Paoloni

Per il suo ultimo libro Tramutoli è debitore, parole sue, a Scialoja, Rodari, Totò, oltre che a Carl Sandburg e a E.E. Cummings. Ma c’è molto di Bergonzoni, anche, in questo tardo tramvai. È tipico di Bergonzoni martellarti di assonanze: ricerca di senso attraverso il nonsenso. Nuovi calembour, allora. Nella sua lotta al poeta sussiegoso (Poeti / dai penosissimi / neri pensieri / profondi almeno due metri / da calare nella fossa / con aria tetra e tetragona / fino all’agognata agonia) e alla monumentalità fasulla (Quando sento starnutire: / Nietzsche, Nietzsche, Nietzsche / mi vien da rispondere: Salute!) Tramutoli spazia in maniera diseguale dalla goliardia di Amsterdam (Tutto fumo / e niente arresto) alla raffinatezza quasi orientale di alla maniera di Edward Estin Cummings, dallo sberleffo da bar di alla maniera di Nazim Hikmet (Le più belle tra tutte le tette / sono quelle che non sfiorammo – e tralascio il prevedibile seguito) all’acuto aforisma di Presunzioni (Le persone che ostentano umiltà / son sempre più modeste / di quelle che credono), dallo scontato bersaglio dei cloni di Berlusconi alla fulminate istantanea della condizione impiegatizia di capra contabile (Io lavoro / in una banca / sopra la quale campo / sotto la quale crepo). Eppure si è nell’età del Papanonno (Ma che ti ridi? / non ti rode? / facevi il rude / che non si rade. / L’Erode facevi. / Ed ora? Aspetti un erede.): non si può in eterno preferire al Calore umano «una bottiglia di Montepulciano».
Tramutoli non abbandona lo sberleffo, vuol restare fedele a se stesso. Ma quella dell’ultimo tram (gioco di parole a parte) è un’immagine cupa. L’ultimo tram preso ad ogni costo, specie quando affiora la stanchezza, i riflessi si appannano, la gamba non è più salda. Tramutoli ammira in Bukowski «l’uso del sarcasmo come ombrello per ripararsi dal sentimentalismo sempre in agguato». Basta non farsi uno scafandro con quel sarcasmo, perché così si diventa impermeabili pure al sentimento. Esattamente come succede alla poesia «emotivamente rattrappita» dei poeti seriosi. A furia di rarefazioni, di enormi spazi bianchi nella pagina, si rischia che questo sia davvero l’ultimo tram, non solo il più recente.