Il Sud di Maria Corti. Ecco il libro rimasto nei cassetti, di Antonio Errico
Ci sono libri che esplodono come un fuoco d’artificio, che bruciano in un tempo breve, generati da un nucleo tematico denso e condensato, che si fanno in pochi giorni, nel tempo di alcune settimane, e durano per secoli.
Poi ci sono libri che invece si distendono negli anni. Sono come gli alberi che crescono più in profondità che in altezza, affondando e spandendo le radici. Sono libri che stratificano nell’esistenza dell’autore, che riverberano le sue esistenze, avvertono i passaggi di stagione, sono testimoni di giovinezze e maturità, di gioie e di dolori, si costituiscono come il resoconto di ideologie, teorie, metodi, riflessioni, passioni, di coerenze e di contraddizioni. Sono compagni di un viaggio lungo o breve, diari segreti di una avventurosa o quieta navigazione. Ogni pagina, ogni riga, ogni parola, corrispondono ad un giorno o un attimo, ad un accadimento fugace o a una lunga storia, sono la sintesi essenziale di qualcosa e di qualcuno cui siamo appartenuti, di una scena di cui siamo stati protagonisti o spettatori partecipi e coinvolti.
Vivono nei cassetti, cambiano casa insieme con i loro autori, qualche volta si perdono e si ritrovano, qualche volta si disperdono irrimediabilmente. Ma non accade mai che colui che li ha scritti li dimentichi. Non può accadere perché ha costantemente bisogno di quei fogli per annotare, puntualizzare, cancellare, riscrivere, riprovare a dire quello che si vuole dire con parole che non possono essere alternative.
L’ora di tutti di Maria Corti è stato un libro così: come questi ultimi; libro lungo, che ha attraversato gli anni, scritto e riscritto, cresciuto con il lievito.
Il nucleo essenziale era intitolato La leggenda di domani che ora l’editore Piero Manni pubblica con una premessa di Cesare Segre e una postfazione di Anna Longoni.
È antica l’amicizia e l’attenzione di Manni ad una delle figure più autorevoli e carismatiche della letteratura europea, concretizzatasi nella pubblicazione di testi creativi come Storie, edito nel 2000, in un numero monografico di “l’immaginazione”, nel volume Scritture e immaginazione del 2006 che raccoglie anche le testimonianze di intellettuali ed amici.
Racconta Anna Longoni che Maria Corti teneva chiusi i manoscritti della Masseria di San Damiano e della Leggenda di domani in uno stipo della libreria di un piccolo studio che si affacciava sul terrazzo condominiale, un rifugio liberato dall’incubo del telefono, circondato da piante e difeso dalla statuetta di un gendarme.
Ora, La leggenda di domani, che si configura come un racconto lungo o romanzo breve, rappresenta in modo estremamente significativo il processo di scrittura narrativa di una intellettuale che, negli stessi anni in cui elaborava il testo, procedeva a costruirsi o a potenziare formidabili strumenti di filologia, teoria letteraria, semiologia, storia della lingua, analisi testuale.
Mi chiedo se non sia stato questo, per esempio, il motivo – o uno dei motivi – per cui dopo alcuni tentativi piuttosto insistenti di pubblicazione, la Corti abbia lasciato questa storia di sud sul fondo dei cassetti, se non sia stato – in altre parole – il suo apparato teorico e tecnico a renderla tanto esigente fino al punto di bloccarla. Infatti diceva che il suo lavoro letterario passato era tutto da distruggere, da cancellare. Oppure se non sia stato quell’accentuato autobiografismo che, in una lettera a Benvenuto Terracini, diceva di sentire come un tallone d’Achille.
A volte la scrittura entra – o viene risucchiata – in vortici di perfezionismo, in una sorta di estenuante corpo a corpo con il linguaggio, si trasforma in una sfida che pretende la forma assoluta, la parola insostituibile, essenziale, la finzione che sia la metafora della realtà.
Ma a volte dentro quel vortice, nell’ossessione della riscrittura, nella costante percezione dell’incompiutezza, nella sensazione pressante di una possibilità di dire meglio e di dire di più, nella tensione della ricerca di significati più profondi e ulteriori, si generano e maturano capolavori come L’ora di tutti.