Antonio Debenedetti, Un piccolo grande Novecento

22-10-2005

Cinquant'anni di grandi scrittori, intervista di Alain Elkann a Antonio Debenedetti


Debenedetti, in libreria c’è una sua “conversazione”: Un piccolo grande Novecento, edito da Manni.
«Sì, ho “conversato” con Paolo Di Paolo, un giovane laureando che ha scritto un libro di racconti e sta preparando un libro intervista con Dacia Maraini».
Mi racconti il libro.
«Comincia dove finiscono le storie della letteratura: è un panorama della vita culturale romana e italiana degli ultimi tre decenni del Ventesimo secolo».
Una vita che lei ha vissuto in prima persona.
«Sono figlio di Giacomo Debenedetti, un critico letterario, e sono stato allievo alla scuola elementare di Giorgio Caproni. E all’università avevo come professore Giuseppe Ungaretti».
Ma i veri protagonisti del suo libro sono Alberto Moravia e Federico Fellini.
«Sì, è così. Moravia conobbe mio padre nel 1928 e gli rimase amico per tutta la vita. Io l’ho frequentato dall’adolescenza fino alla sua scomparsa».
E Fellini?
«È stato mio interlocutore in molte occasioni giornalistiche, televisive e non. Gli debbo poi una bellissima introduzione a una mia raccolta di racconti uscita in Francia».
Il libro è un’autobiografia?
«No, cerco di parlare con obiettività degli scrittori italiani che secondo me hanno contato di più nell’ultimo mezzo secolo. Mi spingo fino ad Alberto Arbasino, che qualche giorno fa mi ha telefonato e mi ha confessato di essersi divertito molto a leggere il mio libro».