In questa silloge Carlo Franzini affina il suo scandaglio percettivo sulle cose e sugli uomini. Ora i versi si sono rastremati, al limite dell’haiku, ma pur nella loro concentrazione si intuiscono osservazioni acute e sentimenti profondi, suscitati da uno sguardo, da un evento, da un pensiero, soprattutto dalle voci della natura, arricchite degli echi di altri poeti, in un dialogo fitto di uomini affratellati nel fascino della parola e delle sue indefinite rifrazioni.
Andrea Battistini
Carlo Franzini è nato nel 1942 a Reggio Emilia. Vive a Bologna dove insegna Fisiologia umana all’Università. La sua attività sperimentale è volta allo studio della circolazione cerebrale. Ha lavorato presso le università di Oxford, Stanford e Melbourne.
Ha pubblicato con Book Editore nel 2002 la raccolta poetica
Il codice di Smirne (Premio Città di Sondrio 2003 per l’opera prima) e nel 2006
Ciglio di scavo.
PRIMI VERSI
Il catalogo è questo
1.
Lunghe dita di geco gentile
al tavolo del greco
una festosa mattina di aprile.
2.
Nella luce del portico
il casco
gli occhi ridenti e fuggitivi.
3.
La coda di cavallo
tra le ombre
cinesi del power point.
4.
Alla festa l’ascella
bianca
portata come un fiore.
5.
L’adesivo sul braccio eburneo
di ragazza
la squadra ha vinto la partita.
L’allocco
Metronomo indifferente lancia
il suo richiamo nelle notti d’estate.
Il poeta lo ascolta.
Le terme
Fumo della piscina
corpi come nell’inferno
tempo della morte che s’invera.