Pandosia

Pandosia

copertina
anno
2009
Collana
Categoria
pagine
88
isbn
978-88-6266-173-7
9,50 €
Titolo
Pandosia
Prezzo
10,00 €
ISBN
978-88-6266-173-7
Riguardo a questa raccolta poetica sono d’accordo col traduttore in lingua polacca di Senatore, Pawel Krupka, che lo ha inserito nella letteratura meridionale non effimera che, da Vittorini, a Alvaro, a Consolo, ha avvertito lo stridente contrasto tra una raffinata sensibilità magnogreca e i problemi del villaggio globale.
F. Walter Lupi
 
Una specie di viaggio tra miti, orizzonti, credenze. Una poesia che nel ricordo si addolora. E come salvezza inventa una giocosità…
Ottavio Rossani
 
Ritratti epigrammatici un po’ alla Catullo che Senatore, testimone attento e comprensivo, interpreta con sfumature solari, dai colori vivi, in contrasto col grigio di Milano.
Bianca Maria Garavelli
 
Filippo Senatore è nato cinquant’anni fa a Cosenza. Vive da lunghi anni a Milano dove è pubblicista e bibliotecario al “Corriere della Sera”.
Da sempre è operatore culturale a tempo pieno.

 

Prefazione
Filippo Senatore, che non è un poeta a tempo pieno, coltiva da anni una qualità essenziale per gli scrittori di ogni lingua e latitudine, la capacità di guardare alle cose con meraviglia. A chi lo conosce rimane questa impressione; a sentirgli raccontare un viaggio o un incontro importante o un’esperienza (magari rimasta memorabile, come i pomeriggi da lui organizzati con gli amici intellettuali milanesi al Portnoy di Porta Ticinese), la sua parola rende ogni frammento di esistenza un evento di cui stupirsi, tanto da acquisirlo nella memoria in maniera indelebile. Sarà che, fin da ragazzo, la sua poesia è stata un mezzo per essere libero, oltre le limitazioni del Sud provinciale dove lui è nato; sarà che scrivere è un requisito e una necessaria prosecuzione dell’engagement da lui caparbiamente praticato; sarà che mai si potrà capire, sino in fondo, perché uno si leghi per sempre alla scrittura poetica, dalle prime antologie che si leggono a scuola, a un presente in cui Senatore vive una realtà difficile come può essere quella della vita quotidiana a Milano, mille strade lo hanno condotto a vivere le pagine del suo libro, gli oggetti della sua poesia, captando la meraviglia di chi compie una scoperta sempre nuova, trasfigurando le occasioni della sua ispirazione come è riuscito a trasfigurare l’arte della madre, maestra elementare.
Insisto su certi elementi della biografia di Senatore, perché ad alcuni lettori potrebbe non essere noto che dagli anni Cinquanta a Cosenza, molte voci poetiche sono state prodotte e continuano a incontrarsi, specie tra i giovani, nonostante i condizionamenti e le difficoltà proprie del nostro Mezzogiorno, con i resultati ch’è possibile apprezzare nelle tante riviste sorte (e viventi) in città, “Inonija” di Angelo Fasano, “Il Filorosso” di Francesco Graziano, il “Quaderno (del poeta)” di Franco Araniti e Franco Gordano, “Capoverso di Carlo Cipparrone e Luigi Mandoliti o, ancora, nei libri di Franco Dionesalvi e del compianto Raffaele De Luca, tutte imprese culturali alle quali Senatore ha pienamente partecipato.
C’è stata poi, a un certo momento, la svolta esistenziale del giovane intellettuale che si è trovato a Milano negli anni di “Alfabeta” e che, nelle serate al Portnoy, ha fatto in tempo a crescere, a “farsi la voce”, rielaborando quell’eredità storica materiata d’impegno e di conquiste poetiche, a noi consegnata in un indimenticabile discorso di Salvatore Quasimodo: «La generazione che nasce ora alla poesia (parlo dell’Italia) – scriveva il premio Nobel – non può ricevere che insegnamenti di maturità letteraria, ma non può scegliere i suoi maestri dalla filosofia, deve esprimere soltanto i suoi poeti, se questi poeti già dicono nuove parole». Abbiamo, inoltre, in Senatore, una personalità totalmente aperta alle infinite proposte: dalla musica di Mozart e di Chopin, alle sfide internazionali per una migliore giustizia e qualità della vita.
Sono d’accordo col suo traduttore in lingua polacca, Paweu Krupka, che lo ha inserito nella letteratura meridionale non effimera che, da Vittorini, a Alvaro, a Consolo, ha avvertito lo stridente contrasto tra una raffinata sensibilità magnogreca e i problemi del «villaggio globale». Il corto circuito fra i due mondi avviene quando il poeta cerca di orientarsi durante il suo cammino: “proporsi un numero minimo di sogni”.
Questa raccolta ne sia, dunque, lo strumento fatato che sappia farci meravigliare ancora.

F. Walter Lupi