Pandosia
Pandosia
F. Walter Lupi
Ottavio Rossani
Bianca Maria Garavelli
Insisto su certi elementi della biografia di Senatore, perché ad alcuni lettori potrebbe non essere noto che dagli anni Cinquanta a Cosenza, molte voci poetiche sono state prodotte e continuano a incontrarsi, specie tra i giovani, nonostante i condizionamenti e le difficoltà proprie del nostro Mezzogiorno, con i resultati ch’è possibile apprezzare nelle tante riviste sorte (e viventi) in città, “Inonija” di Angelo Fasano, “Il Filorosso” di Francesco Graziano, il “Quaderno (del poeta)” di Franco Araniti e Franco Gordano, “Capoverso” di Carlo Cipparrone e Luigi Mandoliti o, ancora, nei libri di Franco Dionesalvi e del compianto Raffaele De Luca, tutte imprese culturali alle quali Senatore ha pienamente partecipato.
C’è stata poi, a un certo momento, la svolta esistenziale del giovane intellettuale che si è trovato a Milano negli anni di “Alfabeta” e che, nelle serate al Portnoy, ha fatto in tempo a crescere, a “farsi la voce”, rielaborando quell’eredità storica materiata d’impegno e di conquiste poetiche, a noi consegnata in un indimenticabile discorso di Salvatore Quasimodo: «La generazione che nasce ora alla poesia (parlo dell’Italia) – scriveva il premio Nobel – non può ricevere che insegnamenti di maturità letteraria, ma non può scegliere i suoi maestri dalla filosofia, deve esprimere soltanto i suoi poeti, se questi poeti già dicono nuove parole». Abbiamo, inoltre, in Senatore, una personalità totalmente aperta alle infinite proposte: dalla musica di Mozart e di Chopin, alle sfide internazionali per una migliore giustizia e qualità della vita.
Sono d’accordo col suo traduttore in lingua polacca, Paweu Krupka, che lo ha inserito nella letteratura meridionale non effimera che, da Vittorini, a Alvaro, a Consolo, ha avvertito lo stridente contrasto tra una raffinata sensibilità magnogreca e i problemi del «villaggio globale». Il corto circuito fra i due mondi avviene quando il poeta cerca di orientarsi durante il suo cammino: “proporsi un numero minimo di sogni”.
Questa raccolta ne sia, dunque, lo strumento fatato che sappia farci meravigliare ancora.
F. Walter Lupi